ETTORE SALADINI
Cronaca

Le due facce di Lambrate, degrado che preoccupa ma anche vita di comunità

Viaggio nell’ex villaggio operaio diviso a metà dal sottopasso ferroviario: da una parte problemi di sicurezza, “anche se i controlli sono aumentati”. Dall’altra volontariato, attività sociali e culturali: “Siamo come un paese”

Uno scorcio di piazza Bottini, snodo fondamentale dei collegamenti tra treni, autobus e tram

Uno scorcio di piazza Bottini, snodo fondamentale dei collegamenti tra treni, autobus e tram

Milano – Lambrate un tempo era il quartiere operaio di Milano per eccellenza. Qui sorgevano gli stabilimenti della Innocenti, dove si produceva la Lambretta, lo scooter simbolo di un’epoca, che deve il suo nome al fiume Lambro, il confine naturale del quartiere. Oggi lo scenario è cambiato. La vocazione industriale ha lasciato spazio a una realtà diversa, segnata da trasformazioni urbane e contrasti. Il sottopassaggio ferroviario tra via Bassini e viale delle Rimembranze divide nettamente la zona: dal lato della stazione, il degrado che preoccupa i residenti; dall’altro, una vivace dimensione di quartiere, con spazi culturali e una rete di vicinato ancora solida.

“La mia gelateria è davanti alla stazione, quindi è normale che ci siano situazioni di degrado” racconta Carlo Turati. “Ma è anche vero che negli ultimi due anni la situazione è migliorata. I controlli sono aumentati e da piazza Bottini è stato allontanato un gruppo di persone con cani che occupava il piazzale. Il problema che rimane, secondo me, sono i minimarket. Vendono alcolici a tutte le ore del giorno. Molti ragazzi vengono qui, bevono e, da ubriachi, è normale che possano creare disagi”. Poco più in là, il sottopassaggio ferroviario è un altro punto critico, soprattutto nei periodi estivi. “Rispetto a due anni fa, la situazione è migliorata” spiega Elena Vernese, residente nel quartiere da 40 anni. “Nel sottopassaggio ci sono alcuni senzatetto, ma spesso sono persone civili, che aiutano anche a pulire. L’estate, però, è un’altra cosa: molti bivaccano e bevono sotto il ponte”.

Ma oltre il sottopassaggio, Lambrate mostra un’altra faccia. Qui si mantiene un forte senso di comunità, grazie a realtà consolidate come il Circolo Acli, attivo dal 1948. “Organizziamo attività sportive, formative e culturali”, racconta il presidente Vincenzo Casati. “Non siamo un semplice centro ricreativo, ma un punto di riferimento per il quartiere. Lo scorso anno abbiamo avuto 920 tesserati, uno dei numeri più alti in Lombardia”. Dentro il bar del circolo, quasi tutti i tavolini sono occupati. C’è chi gioca a carte, chi beve un caffè e chi chiacchiera. Ogni persona che entra viene salutata con un cenno. Paola Chiappa, una delle persone sedute all’Acli, descrive questo senso di appartenenza: “Qui c’è una vera connessione di paese. Per esempio, abbiamo una chat WhatsApp con più di 300 persone del quartiere dove parliamo di ogni cosa. C’è anche collaborazione tra mamme, io so che se mio figlio esce da solo da scuola, qualcuno lo tiene d’occhio. Ognuno guarda quello che succede”. Non solo cultura e ambienti ricreativi, ma anche associazioni di carattere sociale.

Tra queste c’è SOS Lambrate, attiva da 35 anni. Nata come realtà di quartiere, oggi è integrata nel sistema di emergenza di Milano, con oltre 130 volontari, 15 dipendenti e tre ambulanze operative per il 118. Come racconta Simone Ambrosini, presidente dell’associazione: “Il nostro legame con Lambrate è forte: molti volontari sono di qui e collaboriamo con scuole, oratori e centri sportivi per diffondere le basi del primo soccorso e della rianimazione”.

C’è anche, però, chi si lascia andare alla nostalgia, come Oscar Mantovani, che in tanti anni ha visto cambiare radicalmente Lambrate: “Il quartiere era un vero e proprio villaggio operaio ai tempi della Innocenti. Le cose che vedevo da bambino non ci sono più, era veramente un quartiere vivo, con il traffico, i negozi aperti. Poi, a partire dalla metà degli anni ’70, gli impianti hanno iniziato a spostarsi fuori Milano e quella Lambrate non è più tornata. Nonostante veda la dinamica di quartiere, per me ora è un corpo senz’anima rispetto a quello che era prima”. Anche questa dinamica di quartiere, però, potrebbe andare persa, avverte Massimo Arduini, da 67 anni residente a Lambrate: “Ora sono in programma nuove costruzioni, e le abitazioni salgono di prezzo. Il rischio è che si perda la natura popolare, con un aumento del costo della vita che potrebbe far allontanare in molti. Per ora, una dimensione di quartiere esiste ancora. Ma per quanto?”.