Come già Cinisello, anche Sesto ha deciso di trasformare l’anagrafe e gli sportelli aperti al pubblico in un vero e proprio centro polifunzionale. Per ridisegnare gli spazi, il Comune ha affidato l’incarico all’architetto Matteo Franceschin, che ha curato la progettazione preliminare insieme allo studio SCE Project. "È un intervento interessante e non solo perché si va a definire un nuovo servizio pubblico e complesso. Si è innescata, infatti, una relazione più ampia con un luogo e con tutto l’edificio". Che porta la firma di Piero Bottoni, l’urbanista che è anche il padre del primo piano regolatore di Sesto.
"Questo progetto è stato un dialogo a distanza con Bottoni, una figura fondamentale dell’architettura del Dopoguerra italiano. Tutto il palazzetto comunale di Sesto è un esempio altissimo: basta vedere come ha composto le facciate, il gioco delle finestre e i trucchetti distributivi anche all’interno". Nel “toccare“ l’edificio storico degli anni ’60, la priorità è stata quella di “aprire“ il lato del futuro centro polifunzionale verso la parte Est della città. "Abbiamo ripulito la stanza, immaginato uno spazio circolare per i cittadini oltre ai desk con le scrivanie degli addetti e al blocco con il punto informativo. Abbiamo cercato di garantire il massimo rispetto per la scrittura di Bottoni".
La parola d’ordine, dice Franceschin, è riuso. "Abbiamo cercato di aprire un ragionamento e un confronto con l’architettura moderna. Arrivo dalla scuola veneziana e per me il progetto è prima di tutto uno strumento di conoscenza a partire dalla lettura dei luoghi. Questo edificio è un’icona per Sesto, è un elemento riconoscibile con una singolare facciata della torre che ha elementi inclinati, è un simbolo che va oltre la funzione del Comune". Si lavora in continuità della storia. "Spero il mio punto di vista sia all’altezza: lo dirà il tempo". Sul municipio ci sarebbe altro da fare. "Metterei a punto il volume basso con un restauro critico. Poi andrebbero ripristinati e liberati i mosaici". La.La.