REDAZIONE MILANO

L’anima milanese del nuovo Ponte di Genova

Al Laboratorio Prove materiali del Politecnico superati i test estremi: carichi fino a 8mila tonnellate e esami dell’usura sugli appoggi.

di Annamaria Lazzari

È stato un laboratorio sofisticatissimo del Politecnico di Milano - quello di Prove Materiali Strutture e Costruzioni, eccellenza a livello europeo - a verificare la sicurezza di alcuni componenti del nuovo ponte Genova San Giorgio, disegnato dall’archistar Renzo Piano. Il professor Virginio Quaglini (anche docente di Tecnica delle Costruzioni dell’ateneo) è direttore scientifico del Laboratorio e con il suo team di tecnici ha passato gli ultimi mesi a eseguire una serie di test sugli appoggi e sui giunti di dilatazione. Un lavoro "proseguito anche durante il lockdown e nei weekend" puntualizza Quaglini. L’inaugurazione del nuovo viadotto sul Polcevera si terrà lunedì, dopodomani. Dopo soli due anni di distanza dal crollo del ponte Morandi. "Il Ponte Genova San Giorgio è bello, solido e incarna un simbolo, quello della volontà del nostro Paese. La sua inaugurazione lancia un segnale forte: quando l’Italia vuole ce la fa. Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo" dice il professore.

Quando vi è stato dato l’incarico?

"La richiesta dal commissario è arrivata a febbraio. Siamo stati incaricati, in qualità di Laboratorio Ufficiale, per l’esecuzione delle prove di qualificazione e di accettazione di appoggi e giunti. È successo poco prima che scattasse il lockdown. Noi abbiamo deciso di andare avanti: se ci fossimo fermati non avremmo rispettato i tempi. Gli ultimi test li abbiamo terminati nelle ultime settimane ma le prove più importanti erano già concluse a giugno: i test sono stati tutti superati".

A cosa servono gli appoggi?

"Per capirlo non dobbiamo pensare che i ponti siano dei monoliti rigidamente collegati ai pilastri. Sono strutture che tendono a muoversi per gli assestamenti, per effetto del caldo e freddo – le cosiddette dilatazioni termiche dei materiali – e a causa delle azioni trasmesse dal traffico. Per consentire al ponte di muoversi si inseriscono, appunto, gli appoggi tra l’impalcato e le pile. Quelli per il Ponte Genova sono i più sofisticati e sono costituiti da speciali cuscinetti sferici in grado di scivolare su uno speciale materiale termoplastico. Peraltro questi appoggi funzionano anche come dispositivi di protezione sismica".

Che tipo di test avete fatto?

"A campione, come prevede la normativa. Ne abbiamo testati otto fra appoggi e fusibili. Abbiamo fatto prove di resistenza ai carichi, verificando la capacità portante. Per la prima volta in Europa nel nostro laboratorio abbiamo raggiunto carichi di compressione dell’ordine di 8mila tonnellate su dispositivi con diametro di quasi 2 metri. Con una speciale attrezzatura abbiamo anche testato la durata dei materiali; ci sono superfici che strisciano e noi abbiamo verificato che i materiali non si degradassero. La prova di resistenza all’usura è consistita nel simulare un percorso di scivolamento di oltre 50 chilometri, corrispondenti a circa 50 anni di servizio, con temperature fra - 35 gradi e + 80 gradi".

E i giunti di dilatazione cosa sono?

"Attraversando un ponte, la macchina fa ogni tanto dei saltini. Succede quando si passa sopra il giunto: è un elemento di copertura degli spazi fra i vari impalcati che si possono dilatare per un effetto termico. Il giunto permette alle macchine di attraversare il piano stradale senza finire negli interstizi. Sui giunti abbiamo condotto analisi chimico-fisiche sui materiali per verificare che fossero corrispondenti alle specifiche di progetto".