MAURIZIO CUCCHI
Cronaca

L’antico rondò della Cagnola e la moderna delusione di piazza Firenze

La passeggiata mi invoglierebbe a una sosta, almeno per un caffè, ma non trovo neanche un piccolo bar dove rifugiarmi

Maurizio Cucchi

Maurizio Cucchi

Arrivo nell’ampio spazio in cui si apre piazza Firenze, tra due grandi strade della città: da una parte corso Sempione e dall’altra viale Certosa. La piazza fu realizzata alla fine dell’Ottocento, quando ancora non era altro che il molto più piccolo rondò della Cagnola, un borgo rurale diviso tra i Corpi Santi e i comuni di Boldinasco e Villapizzone, prima di essere annesso al comune di Milano. Oggi la zona della Cagnola è quella che si trova attorno a piazzale Accursio. Una realtà periferica, quella della zona, che era ancora rurale cent’anni fa.

La piazza non è molto ben tenuta, pur con le distinte case che vi si affacciano e anche attraversarla, ampia e circolare com’è, non è cosa molto agevole. In ogni caso mi guardo attorno, curioso, anche per un confronto con quanto vedevo tanti anni fa, quando venivo a trovare persone care nella elegante via Emanuele Filiberto, lì vicina e non distante dello storico Velodromo Vigorelli, dove da bambino mi ero goduto con mio padre persino il grande Antonio Maspes… Altra storia e altro mondo.

Oggi piazza Firenze mostra ai miei occhi un certo squallore. Mi trovo all’angolo con via Bartolini, proseguo e arrivo in via Caracciolo, dove trovo il palazzo della Caserma Montello. La via stessa, peraltro, mi fa venire in mente la figura di un grande poeta del Novecento, Giovanni Giudici, che qui aveva abitato per qualche tempo. La passeggiata mi invoglierebbe a una sosta, almeno per un caffè, ma non trovo neanche un piccolo bar dove rifugiarmi. Mi trovo invece di fronte un’insegna luminosa con la grande scritta "Video Lottery", per le scommesse sportive. Mi rimetto sui miei passi verso la fermata dell’autobus 57, che si trova proprio di fronte alla casa di miei conoscenti che però non voglio disturbare. Vorrei invece arrivare sul lato opposto, dove inizia viale Certosa, ma ormai, un po’ desolato e vagamente deluso, mi avvio alla fermata di un altro comodo mezzo, il tram, per rincasare.