REDAZIONE MILANO

L’appello di Delpini in Duomo : "Violenza nelle case e nelle strade. Non rassegniamoci al fallimento"

L’arcivescovo parla anche degli ultimi casi di cronaca durante la celebrazione che apre l’anno pastorale "Drammi familiari e tragedie nelle carceri. Ma anche nel destino di impotenza c’è una rivelazione di Dio".

L’appello di Delpini in Duomo : "Violenza nelle case e nelle strade. Non rassegniamoci al fallimento"

L’arcivescovo parla anche degli ultimi casi di cronaca durante la celebrazione che apre l’anno pastorale "Drammi familiari e tragedie nelle carceri. Ma anche nel destino di impotenza c’è una rivelazione di Dio".

Ci sono "tante sofferenze" anche nella Diocesi di Milano "drammi familiari, violenza nelle case, violenza nelle strade", e anche "incidenti sui posti di lavoro" con "troppe vittime", e "carceri che sono troppo spesso luoghi di tragedie e di difficoltà che sembrano intollerabili". L’arcivescovo Mario Delpini è tornato sulle terribili vicende che hanno segnato le ultime settimane a Milano. Le parole di Delpini sono arrivate durante la tradizionale celebrazione in Duomo che ha aperto l’anno pastorale nel giorno della festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale, il giorno dopo la morte di un diciottenne arso vivo in una cella di San Vittore e a pochi giorni dalla strage in famiglia di Paderno Dugnano. "Il Signore - ha auspicato l’arcivescovo - ci aiuti ad essere seminatori di pace, tessitori di relazioni che aiutino a superare queste forme di violenza. La presenza dei cristiani, l’opera della Chiesa sia un segno della benedizione di Dio".

Nell’omelia della celebrazione - durante la quale si è svolto il rito di ammissione di tre seminaristi della Diocesi al percorso verso il diaconato e l’ordinazione sacerdotale e di otto laici che iniziano il cammino per diventare diaconi - l’arcivescovo ha parlato poi della situazione "insopportabile" delle guerre, degli "sperperi enormi per distruggere e uccidere, per rovinare città e paesi. Vorremmo la pace, la riconciliazione ma siamo impotenti, non riusciamo neppure a far sentire la nostra voce, il nostro sdegno". Il responsabile edllì’arcidiocesi ha anche riservato qualche parola per Milano "Vorremmo una città dove sia bello abitare, una città giovane, accogliente, con tanti bambini contenti e tante famiglie serene. Ma constatiamo che la città invecchia, le famiglie sono stanche e vivono una frenesia logorante e tensioni esasperanti: ci piacerebbe costruire comunità unite, liete, ricche di futuro, ma se calcoliamo i risultati, constatiamo il nostro fallimento".

Un fallimento - avverte Delpini - al quale però non dobbiamo rassegnarci. Perché - ha detto - la storia umana, per chi crede, è storia della salvezza. "Dentro il destino di impotenza e di sconfitta c’è una rivelazione dell’opera di Dio che salva mandando il proprio Figlio in una condizione di fragilità, come quella di tutti, perché si apra la via della salvezza per coloro che camminano non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Dunque, Dio opera in Gesù la sua salvezza e la rende accessibile e disponibile per tutti: non come un’utopia che crea d’incanto una società perfetta, un mondo felice, una soluzione definitiva ai problemi che affliggono l’umanità. Perciò cerchiamo di correggere l’inclinazione diffusa a immaginare Dio senza dipendere dalla rivelazione di Gesù".

Prima dell’intervento finale dell’arcivescovo, il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, ha ricordato l’introduzione del nuovo Messale ambrosiano, che entrerà in vigore il 17 novembre, prima domenica di Avvento, e l’avvio dei Consigli pastorali e Consigli per gli affari economici di parrocchie e comunità pastorali - rinnovati lo scorso 26 maggio - per i quali la Diocesi, in collaborazione con l’Azione cattolica ambrosiana, ha predisposto specifici percorsi di formazione.

R.M.