di Marianna Vazzana
"Ci vogliono leggi più severe e controlli, che non devono mancare neppure prima delle assunzioni. Nessuna cautela può mai essere “troppo“, perché quando avvengono maltrattamenti nei confronti di bambini, a maggior ragione piccolissimi, in età da nido, i danni sono incalcolabili". Ne è convinta Ilaria Maggi, consulente in tutela e promozione del benessere a scuola: suo figlio, oggi diciassettenne, è tra le vittime di maltrattamenti emersi nel 2009 all’asilo nido Cip & Ciop di Pistoia (le due maestre sono state condannate in via definitiva a 6 anni e 4 mesi e a 5 anni). La donna ha poi fondato la onlus “La via dei colori” che in 14 anni ha accolto e supportato migliaia di famiglie in tutta Italia, anche milanesi, seguendo con il proprio staff circa 300 processi a carico di educatori e altri professionisti, al lavoro in asili, scuole o strutture per la cura.
Pensa che il fenomeno sia sottostimato?
"Sì. Purtroppo si agisce con troppa leggerezza, a discapito dei bambini. Non riesco a credere che una persona (nel caso di Vanzago la titolare del nido) sia incappata in un nuovo reato, nonostante la misura precedente che avrebbe dovuto evitare la reiterazione. Chi ha controllato, in questo anno? Parliamo di una realtà oggetto di indagini, al centro di provvedimenti (nel gennaio del 2023, la titolare ed altre cinque educatrici erano state sottoposte alla misura cautelare dell’obbligo di firma, accompagnata dal divieto di esercizio della professione per 12 mesi, ndr). Com’è possibile che poi tutto sia ricominciato, come se nulla fosse? I danni causati sono giganteschi e non riguardano solo le piccole vittime".
Chi riguardano?
"In primis, naturalmente, i bambini, che possono accusare anche per anni i disturbi da stress post traumatico. Poi ci sono i danni nei confronti delle famiglie, che devono convivere con il senso di colpa (i genitori non si danno pace per aver mandato il figlio in quella struttura, per non essersi accorti prima di quel che stava capitando e non solo...). Ma le conseguenze non finiscono qui, perché si ripercuotono sulla società intera: gli educatori degli asili che poi accoglieranno questi bambini saranno per forza “appesantiti“ dalla situazione che i piccoli, loro malgrado, portano in sé. I disturbi possono manifestarsi in diversi modi, magari con la tendenza a scappare, con crisi di rabbia o altro. Tutte situazioni che richiedono competenza, capacità di ascolto, delicatezza (tutte caratteristiche che un professionista deve avere) ma il problema è che mancano strumenti compensativi e protocolli specifici per trattare situazioni del genere: bisogna rimediare".
E cosa propone per prevenire i casi di maltrattamenti?
"Controlli a monte delle assunzioni e leggi più severe. Per far parte dell’albo degli educatori, al di là dei titoli professionali e delle autocertificazioni, difficilmente viene chiesto altro. Poi ci vogliono più leggi e controlli rigidi, affinché chi si trova sospeso dall’esercizio della professione, magari per un processo in corso, non provi neppure ad avvicinarsi a un’aula di bimbi. Abbiamo assistito a casi-beffa, in cui educatori in attesa di giudizio venivano semplicemente trasferiti da una classe a un’altra. La presunzione di innocenza non deve interferire nella tutela dei bambini. Questa deve venire prima di tutto".