MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Eelezioni europee 2024, l’astensione è l’incubo. Via al rush finale con la protesta delle divorziate

Oggi seggi aperti dalle 7 alle 23. Adesioni alla fila unica anti discriminazione di genere. Alcune donne si sono lamentate perché nei registri compare il cognome dell’ex marito.

L’astensione è l’incubo. Via al rush finale per Bruxelles con la protesta delle divorziate

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Milano – Incubo astensione ai seggi milanesi per le elezioni europee. Dopo le prime ore al voto di ieri – dalle 15 alle 23 – il dato finale su quanti milanesi saranno andati a votare per scegliere i loro rappresentanti nel Parlamento di Bruxelles si conoscerà solo oggi dopo le 23 (oggi seggi aperti dalle 7 alle 23) ma alcune previsioni stimano che il dato milanesi sull’astensionismo potrebbe essere peggiore rispetto al dato nazionale.

In attesa di conoscere l’affluenza totale e, soprattutto, i risultati di liste e candidati, la macchina elettorale meneghina ieri è entrata in funzione alle 15 senza particolari problemi: tutti i 1.247 seggi ordinari presenti in 162 scuole e i 66 seggi speciali (presenti ad esempio negli ospedali e nelle case di cura) sono stati costituiti, oltre alle otto sezioni dislocate all’Università Cattolica e al Politecnico per il voto di quasi 5 mila studenti e studentesse fuorisede. Tant’è.

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Resteranno aperti anche oggi, dalle 8.30 alle 23, ad accesso libero ma solo per le finalità connesse alle esigenze elettorali, alcuni uffici comunali: l’ufficio elettorale di via Messina 52 e il Salone anagrafico di via Larga 12 (dalle 7 alle 23), 8 sedi anagrafiche (via Padova 118, via Sansovino 9, via Oglio 18, viale Tibaldi 41, viale Legioni Romane 54, piazza Stovani 3, piazzale Accursio 5, largo de Benedetti 1). Nelle ultime cinque settimane, il Comune ha rilasciato complessivamente 34.243 tessere elettorali. Solo ieri mattina ne sono state richieste 3.896. Per quanto riguarda l’organizzazione dei seggi, più di un presidente di sezione ha seguito il consiglio del Comune, che ha indicato di fare un’unica fila per la registrazione pre-voto – non due, una per gli uomini e l’altra per le donne – per evitare i discriminare i transessuali.

Martina Rossi, 26 anni, milanese, presidente della sezione 1015 del seggio all’interno la scuola elementare Tre Castelli di via Anco Marzio 9, ha deciso di aderire all’appello di Palazzo Marino: "Nella mia sezione non abbiamo apposto i cartelli “uomini“ e “donne“ per differenziare le file dei due registri elettorali. Abbiamo fatto mettere i vari scrutatori in banchi contigui, non da una parte e dall’altra dell’aula, in modo che non si creassero due file, ma che la persona potesse scegliere al momento dell’arrivo al banco a quale registro di voto rivolgersi per registrarsi e votare".

La giovane numero uno di sezione aggiunge: "Secondo me i presidenti e le presidentesse di sezione devono garantire che ogni persona si senta serena mentre esercita il diritto di voto. Con una fila unica questa serenità può essere garantita, anche se non totalmente, perché la legge ci impone i due registri divisi per uomini e donne. Io immagino che in futuro potremo avere registri divisi per lettere, dalla A alle L e dalla M alla Z, non per genere". Il regolamento elettorale, comunque, ieri non imponeva di distinguere tra generi il dato sull’affluenza alle urne, mentre oggi sulle lavagne delle scuole dovrà essere indicata non solo l’affluenza totale, ma anche quella divisa per uomini e donne.

Rossi, che è al termine di un corso di laurea magistrale in Politiche pubbliche ed è reduce da uno stage di sei mesi al Parlamento europeo, segnala anche un’altra criticità osservata ieri nella sua sezione: "Nel registro delle donne è ancora presente la dicitura con l’indicazione del marito. Ad esempio, “Martina Rossi in Bianchi“. Ma alcune donne che oggi (ieri, ndr) sono venute a votare nella mia sezione mi hanno fatto notare che, nonostante loro siano divorziate o separate ormai da cinque o dieci anni, nel registro elettorale compare ancora il cognome dell’ex coniuge. Una dicitura che a loro, e a me, appare anacronistica. In alcuni casi sentirsi ripetere il cognome dell’ex marito non fa piacere. Probabilmente questa prassi è fissata da una legge di tanti anni fa che non è stata mai modificata".