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Latinos come le cosche Dai riti alle violenze brutali "Ho dei vecchi amici Ma se devo li decapito"

Intercettato l’Inca supremo dei Latin King nostrani. Tra le regole: mantenere tutto segreto "Se sono uno della mafia non vado a parlare di Cosa Nostra, altrimenti mi ammazzano".

Latinos come le cosche Dai riti alle violenze brutali "Ho dei vecchi amici Ma se devo li decapito"

di Marianna Vazzana

MILANO

La struttura gerarchica sembra la fotocopia di quelle mafiose nostrane. Similitudini con i clan della ’ndrangheta e un parallelismo nelle minacce, così come nelle promesse di vendetta o di “pulizia“ per estromettere chi non è ritenuto degno. "Tutto deve essere fatto come dico io", dice in una telefonata intercettata l’Inca supremo, Cortez Cortez Kleber Miguel detto Cao o Enano, ecuadoriano di 35 anni, tra i nove Latin King della fazione Chicago arrestati dai poliziotti della Squadra Mobile diretti da Marco Calì, con il coordinamento della Procura. Nove uomini tra i 19 e i 35 anni (ma a partecipare ci sarebbe stato anche un minorenne), tre dei quali finiti in carcere e sei ai domiciliari, accusati di associazione a delinquere, tentato omicidio, lesioni personali gravi e aggravate, rissa, danneggiamento, furto aggravato e lancio pericoloso di oggetti. Le pandillas risorgono dopo la battuta d’arresto dovuta agli smantellamenti delle gang negli anni scorsi. È rimasto un substrato, alimentato da chi ha raccolto il testimone, che ha preso sempre più forza grazie a nuovi affiliati. La mafia, si diceva. "Io non mi fido – rivela il capo in un’altra conversazione –, non voglio uscire guardandomi sempre in giro, ed è per questo che faccio pulizia. Io sono un solitario, sì, ho amici vecchi, ma se devo decapitarli li decapito". Senza farsi scrupoli. Tra le regole, elencate in 34 punti, il divieto assoluto di parlare "di questioni della nostra poderosa nazione" con estranei, men che meno "con la stampa, giornali o programmi televisivi senza l’approvazione diretta delle Corone". E in una delle conversazioni captate si parla di un caso specifico che riguarda un film.

"Io ho visto il trailer e (questo ragazzo, ndr) dice “Amor del rey“ – evidenzia–. Sai qual è il problema? Che se questa cosa arriva altrove verranno da me a dirmi “tu hai permesso che facessero questa cosa? Usare il nostro nome? Non si può usare il nostro nome, è nelle regole! Tu devi chiedere permesso lassù", intendendo i leader che si trovano all’estero, in Ecuador o in America. Per essere ancora più chiaro: "Se lui appare come Latin King è già un problema. Io, se sono uno della mafia, non vado a parlare di Cosa Nostra, altrimenti mi ammazzano".

Similitudini anche nei rituali, nello sfoggio di gioielli-simbolo come la collana con una croce all’estremità, "che ogni re o regina latina deve portare con sé". Un monile composto da 360 semi, 180 di colore dorato e 180 neri, i colori dei Latin King. Gli affiliati che hanno compiuto, o stanno compiendo, un periodo di reclusione penitenziaria, possono indossare una collana color giallo (per "non aver brillato con la massima espressione") e nero. Oggetti che vengono notati dalla polizia durante le indagini, alla riunione del “Capitolo di Sesto“, si intende Sesto San Giovanni, il 18 giugno 2022, dove il gioiello giallo e nero viene passato a uno dei sodali, un detenuto che quel giorno era uscito grazie a un permesso premio. A proposito delle riunioni, anche queste, sia per la modalità organizzativa e sia per i luoghi scelti, ricordano quelle delle cosche. Tra quelle più rilevanti, quella del “Capitolo di Cologno“ dello scorso 11 giugno, in un’area verde vicino viale Emilia. I partecipanti sono 9 uomini latinoamericani, uno dei quali spinge pure un passeggino con una bimba sopra (la figlioletta?). Uno degli affiliati viene punito con un pestaggio, per aver violato alcune regole della pandilla. In programma pure i “riti“ per promuovere due nuovi rey.

Tra gli obiettivi, poi, quello di estendere la propria presenza sul territorio, aggiungendo ai “capitoli“ già attivi, quelli di Sesto San Giovanni, Maciachini a Milano, Cologno e Monza, anche Cinisello Balsamo. Josue Andres Zambrano Castro (ora ai domiciliari), ecuadoregno diciannovenne, in una telefonata fa sapere a Isaac Giovanny Velez Garcia, detto Chukino, ecuadoriano di 25 anni (ora in carcere) di "aver iniziato a frequentare un gruppetto". Risposta: "Ci sta. Lì entusiasmiamo alcuni ragazzi". Ma emerge anche la preoccupazione dei familiari. La compagna di uno di loro, a cui era stato chiesto di stampare i “moduli per le iscrizioni“, e le regole, chiede spiegazioni dopo aver letto la scritta Latin King. "È un’associazione a delinquere!". E accorgendosi che nel modulo occorre indicare anche i contatti di un familiare, chiede: "Quindi hanno anche il mio nominativo?". La rassicurazione non arriva.