Intorno alla legge sull’autonomia differenziata è destinata a consumarsi una guerra non più solo politica ma anche legale, in punta di diritto, tra le Regioni. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha infatti dato mandato all’avvocatura regionale di predisporre una costituzione in giudizio davanti alla Corte Costituzionale per difendere la legge messa a punto dal ministro Roberto Calderoli dai ricorsi già presentati da Alessandra Todde e Michele Emiliano, presidenti, nell’ordine, delle Regioni Sardegna e Puglia, per chiederne invece l’annullamento per presunta illegittimità. Nel dettaglio, la Lombardia presenterà alla Consulta un atto "ad opponendum" per contrastare l’azione dei due governatori contrari e affiancare, invece, il Governo. La costituzione "ad opponendum" sarà approvata dall’esecutivo di Palazzo Lombardia già nella seduta di Giunta di lunedì. E nel giro di pochi giorni anche il Veneto del governatore Luca Zaia, a sua volta leghista, farà altrettanto. Eccolo, allora, davanti alla Corte Costituzionale, lo scontro non più solo politico tra i presidenti favorevoli all’autonomia differenziata e quelli contrari, tra i presidenti leghisti e nordisti e quelli del centro-sud.
Dal punto di vista tecnico, la Lombardia si ritiene legittimata a percorrere la strada della costituzione "ad opponendum" perché, secondo quanto si apprende da Palazzo Lombardia, l’eventuale accoglimento dei ricorsi avanzati dalla Todde e da Emiliano la priverebbe ingiustiamente della possibilità di beneficiare di una riforma invece ritenuta utile e che la stessa Regione Lombardia ha prima promosso attraverso l’indizione di un referendum, sotto il mandato dell’ex governatore leghista Roberto Maroni, e che ha poi indirizzato attraverso il negoziato e le trattative via via succedutesi con i Governi. Da Palazzo Lombardia si sottolinea, ancora, che dalla legge di Calderoli non discende alcun obbligo: l’autonomia è una possibilità alla quale si può scegliere di ricorrere o che, in alternativa, si può fare a meno di perseguire. Nel caso della Lombardia la si ritiene, ovviamente, una possibilità utile e vantaggiosa, da qui il danno che la Regione ritiene di subire dall’azione legale promossa dalla Todde, da un lato, e da Emiliano dall’altro. Per Zaia e per il Veneto vale altrettanto. Evidente la presenza di un filo verde, verde-padano, nella controreazione dei due governatori del Nord. Già in queste settimane Fontana si è espresso più volte in difesa dell’autonomia differenziata e sollevando, in particolare, una preoccupazione: "Non sono preoccupato di un eventuale referendum abrogativo, ma del modo violento con il quale chi è contrario sta portando avanti le campagne contro l’autonomia – ha dichiarato solo mercoeldì il presidente della Regione Lombardia da Montecitorio, a margine di una riunione della Lega – Questo modo di agire è pericoloso per il Paese".
Altro punto centrale del dibattito è quello relativo ai Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. "L’autonomia – ha osservato sempre Fontana in questi giorni – permetterà ai territori di prendere le decisioni più adatte alle loro esigenze, poiché non tutto avviene allo stesso modo in Italia, in base alle differenze territoriali. Inoltre, ci sarà l’obbligo per gli amministratori locali di assumersi le proprie responsabilità e di non nascondersi dietro mamma Roma, accusandola di non fornire fondi o di non essere attento alle nostre esigenze. In questo modo, potremo essere più rapidi. Se esiste un problema al Sud, esiste anche un problema al Nord: la Lombardia negli ultimi anni ha raggiunto vette di competitività e produttività in tutte le classifiche, ma lo stiamo facendo con le mani legate dietro la schiena, correndo con regole diverse da quelle degli altri Paesi con cui dobbiamo competere. La burocrazia – ha quindi aggiunto il governatore leghista – e le regole sono un rischio che alla lunga pagheremo, perché il mondo sta andando a 200 all’ora e noi, per competere con quel mondo, siamo costretti ad andare a 30 all’ora. È chiaro che con l’autonomia avremo la possibilità di essere più rapidi ed efficienti. I Lep sono un falso problema: fin dall’inizio ho detto che si può applicare qualunque paragrafo. Alla Lombardia non interessa nulla, perché oggi siamo la Regione che costa meno di ogni altra". Proprio sui Lep si sono focalizzate le critiche della Todde: "Siamo ancora in attesa di capire quante risorse servono affinché i Lep siano garantiti. Per i Lep che richiedono copertura e finanziamento si possono impegnare risorse nei limiti permessi dai vincoli di bilancio e ciò deve essere assicurato a tutte le Regioni. Senza questa copertura le funzioni rimangono statali non regionali. Ecco perché è una presa in giro nonostante Zaia, Fontana e Calderoli dichiarino il contrario".