Milano – Il rito della Lavanda dei piedi, che quest'anno ha coinvolto dodici membri dei Consigli Pastorali delle parrocchie e comunità pastorali di Milano, come sempre ha preceduto la Messa in Coena Domini nel Duomo di Milano presieduta dall’Arcivescovo Mario Delpini. Si è aperto così il Triduo Pasquale, che celebra gli eventi del Mistero della Pasqua di Gesù Cristo. Come dice la parola “triduo” (dal latino triduum) si tratta di un periodo di tre giorni consecutivi. Il Triduo Pasquale è un tempo liturgico, non è una solennità.
Nell'omelia della celebrazione eucaristica l'Arcivescovo ha fatto riferimento al "male oscuro" che oggi sembra così diffuso nella società e di cui si trova traccia anche nelle letture della Messa del Giovedì santo: "Lo si chiama con molti nomi - ha spiegato -: tristezza, malumore, depressione, malavoglia, tormento interiore, malinconia" e "la testimonianza evangelica attesta che Gesù stesso ha vissuto la tristezza fino all'angoscia, è disceso fino agli inferi dell'abisso minaccioso che il male oscuro scava in ciascuno".
“Il male oscuro - ha spiegato monsigor Delpini - insidia quindi tutti. E non è possibile evitare la domanda: che fare? Se ne può uscire?". La risposta si trova seguendo l'esempio di Gesù che "decide di amare sino alla fine perché questa è la verità di Dio e della sua missione: quella di rivelare che Dio vuole salvare tutti. E per dare testimonianza di questa verità non si sottrae alla violenza di coloro che vogliono decidere chi si deve salvare e chi deve essere condannato". "I discepoli - ha concluso l'Arcivescovo - non sono esonerati dalle prove della vita. La fede in Gesù non mette al sicuro dal male oscuro che insidia ogni situazione e ogni persona. Ma i discepoli riconoscono che anche lì è presente il Signore e perciò vegliano in preghiera e, con la forza che viene da Dio, decidono di perseverare fino alla fine".