Era la cittadella degli appestati, costruita tra fine ’400 e inizio ’500 come ricovero durante le epidemie. Era un vasto recinto quadrato - circondato da un fossato pieno d’acqua - con lati di quasi 400 metri, edificato nella zona oggi delimitata da via Lazzaretto, corso Buenos Aires, via San Gregorio e viale Vittorio Veneto. Rievocato ne I Promessi Sposi e demolito nel 1881, dell’antico Lazzaretto resta solo la chiesa di San Carlo, al centro dell’area, e un tratto di mura, che conservano ancora cinque delle 288 stanze originarie. Per il resto, la zona è puntellata da ristoranti, negozi, fumetterie, bar, ed è divenuta luogo della movida queer. "C’è sempre molta gente, fuori e dentro i locali", racconta Laura Pini, che frequenta spesso il quartiere di sera. "A volte c’è qualche lite, qualche rissa, ma non più che in altre zone". L’euforia giovanile si scontra però con le lamentele dei residenti. "Girare in auto la sera diventa un problema - racconta Ciro Cesarano, che vive qui da cinquant’anni - Però è una zona tranquilla, negli anni ’80 c’era più delinquenza". Certo è che in questo eterno dibattito sulla movida quasi nulla rimane della memoria dell’antico Lazzaretto.
Thomas Fox