
Le 4 elezioni in Consiglio comunale Una macchina da voti, fino a Pisapia
di Massimiliano Mingoia
Una macchina del consenso. Fa una certa impressione andarsi a rivedere i voti di preferenza che Silvio Berlusconi conquistò a Milano dalla discesa in campo del 1994 in poi alle elezioni comunali e non solo. Anche se paradossalmente il leader di FI non esordì dal punto di vista elettorale nel capoluogo lombardo, la sua città, ma nel un collegio uninominale di Roma Centro per la Camera dei Deputati in cui il centrosinistra schierò l’economista Luigi Spaventa e il centro Alberto Michelini. Erano le Politiche del 1994 e il Cavaliere giocò dunque in trasferta – per un veto sulla sua candidatura meneghina da parte dell’alleato e segretario della Lega Umberto Bossi – ma conquistò comunque il collegio capitolino con il 46,3%. Spaventa si fermò al 40,1% e Michelini al 12,8%. Risultato: Berlusconi eletto alla Camera e, poco dopo, incaricato dal Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro di assumere la carica di presidente del Consiglio.
Alle Politiche del 1996, invece, il leader azzurro si candidò alle Camera nel collegio Lombardia 1 di Milano, e un anno dopo fu il capolista di FI alle elezioni comunali che videro la vittoria del centrodestra e l’elezione del sindaco Gabriele Albertini. FI arrivò al 29,8% e Berlusconi fu di gran lunga il più votato in città, con 49.629 preferenze. Staccatissimi Riccardo De Corato di An con 8.104, Franco Bassanini del Pds con 3.384 e Giancarlo Pagliarini della Lega con 3.853.
Alle Comunali del 2001, con il bis di Albertini dato per scontato, Berlusconi si dedicò alle Politiche e alle Comunali raggranellò appena 1.389 preferenze, anche se FI arrivò al 37,6%. Cinque anni dopo, invece, il suo ruolo fu fondamentale per la conferma del centrodestra a Palazzo Marino, perché il premier scelse Letizia Moratti come candidata sindaco e, da capolista azzurro, conquistò la bellezza di 53.297 preferenze. FI, a quota 32,3%, trascinò la coalizione e la frontwoman alla vittoria.
Cinque anni dopo, invece, la sfida per Palazzo Marino dimostrò che il berlusconismo era in declino. Sì, perché il Popolo della libertà si fermò al 28,7% e il Cavaliere non andò oltre le 28.474 preferenze, certo tantissime, ma non sufficienti a evitare la vittoria del candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia. In ogni caso Berlusconi, che in quel momento era ancora premier, fu il consigliere eletto più votato dai milanesi e da consigliere “anziano’’ avrebbe dovuto presiedere la prima seduta del Consiglio comunale dell’era Pisapia. Il leader del Pdl, però, decise di dimettersi prima scrivendo una lettera a Pisapia: "Desidero a esprimere a lei e all’intero Consiglio comunale i miei auguri di buon lavoro nell’interesse delle città". Dopo quella sconfitta del 2016, Berlusconi non si ricandidò più per Palazzo Marino.