REDAZIONE MILANO

Le anime del Casoretto: "Popolare e multietnico. Resta un piccolo paese"

Il quartiere milanese di Casoretto: storia, contrasti e trasformazioni. Da zona proletaria a luogo multietnico, tra sicurezza e vivacità culturale.

Le anime del Casoretto: "Popolare e multietnico. Resta un piccolo paese"

Il quartiere milanese di Casoretto: storia, contrasti e trasformazioni. Da zona proletaria a luogo multietnico, tra sicurezza e vivacità culturale.

La sua forma ricorda una casa, con il pavimento su via Vallazze e il tetto su via Padova e i binari della stazione di Lambrate. Un tempo zona di campi e cascine, il Casoretto è un quartiere dalla storica anima proletaria, che si è espanso nel ’900 intorno alla chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia. All’ombra di questa struttura del ‘400 è successo di tutto: nel 1975, la fondazione del centro sociale Leoncavallo; tre anni dopo, l’uccisione dei militanti Fausto e Iaio, cui è dedicato un murale e l’unico parchetto dell’area; nel mezzo, l’omicidio di Enrico Pedenovi, consigliere del Msi. Oggi è una zona multietnica, ricca di bar e minimarket, ma anche gallerie d’arte e spazi culturali. "Le vecchie botteghe non ci sono più, ma resta un piccolo paese dove ci si conosce tutti - racconta Franco Balzi, titolare di un pub - La zona è sicura e ravvivata dai locali". Ma non tutti la pensano così: "Milano è un dormitorio, la sera non si esce più per la paura - racconta Maria Bolzoni, che abita vicino - Qui fanno a botte, girano ubriachi e urinano per strada". Il che racconta di un quartiere sospeso, in bilico fra l’antica anima popolare e i tratti tipici della nuova Milano.

Thomas Fox