Dal Campus Bovisa alla Fabbrica del Vapore, passando dal Salone Satellite: trecento progetti firmati dagli studenti, un minimo comune denominatore, “Interdependence“, ovvero "disegnare le relazioni". Così il Politecnico di Milano non solo ha partecipato al Fuorisalone ma, con la mostra “DesignXDesigners“, guarda fino al 15 maggio e oltre. "Il titolo del concept è in inglese perché è l’esperanto dei nostri studenti – spiega Francesco Zurlo, preside della Scuola di Design –, abbiamo cercato di capire come sta cambiando il design stesso, che non è più lo sguardo sull’oggetto, sull’artefatto, ma sulle relazioni che facilita. Si guarda alle tecnologie, ai beni comuni che produce, al rapporto con la natura e l’ecologia". Anche una cinquantina di scuole a livello internazionale (sono 250 gli accordi coltivati dal Politecnico) sono state invitate a partecipare con i loro progetti. "Il risultato è uno spaccato interessante dell’approccio dei giovani su questi temi – sottolinea Zurlo –. Si scopre così che i ragazzi delle scuole di Sydney hanno le stesse sensibilità di quelli dell’università di Helsinki e del Politecnico. Le sfide comuni, sulle quali si confrontano oggi, sono transizione ambientale e digitale, sostenibilità sociale ed equità. C’è un fiume carsico che mette in relazione questi ragazzi a livello internazionale ed emerge una speranza progettuale". Che affiora anche quando si cercano soluzioni quotidiane: "Meglio creare pochi oggetti e prendersene cura, che tanti chiusi nell’armadio o, peggio, buttati in discarica".
Spiccano idee curiose, come la toilette progettata da alcuni studenti cinesi "per rispondere contemporaneamente alle esigenze e tradizioni orientali e occidentali, con un occhio di riguardo agli anziani", continua Zurlo. O il grande “armadio“ bio-reattore "pensato per la coltivazione di microalghe nella Stazione spaziale internazionale". Ci sono pinne prodotte da stampanti 3D, per aderire al piede che le indosserà, a indicare la ricerca e la spinta verso la personalizzazione.
Archiviato il Fuorisalone, anche con l’ultima performance alla Fabbrica del Vapore con Campo Teatrale, ideata da Simon Waldvogel e ispirata al suo lavoro “Where Do We Go From Here”, lo sguardo prosegue al Campus Bovisa Durando che fino al 15 maggio - su oltre 1.500 metri quadri - ospiterà la tradizionale esposizione dei progetti degli studenti della Scuola del Design: un viaggio dal prodotto industriale alla moda, dal design degli interni e dell’arredo alla comunicazione, senza escludere servizi, brand e strategia. Tavole di progetto, modelli, prototipi e installazioni per mostrare soluzioni anche per la filiera alimentare o le ultime ricerche dei materiali nel tessile, per abiti più inclusivi e accessibili. Si sviluppa anche il tema della visualizzazione dei dati, con un progetto di “Info Poetry“.
"DesignXDesigners ci restituisce la maturità della nostra scuola – prosegue Zurlo –, che è cresciuta in questi anni non solo per i ragazzi sempre più ingaggiati e motivati, ma anche grazie ai docenti: il 50% è a contratto e appartiene al mondo delle professioni che, a Milano, ha un bacino importante". Tante le delegazioni straniere che hanno raggiunto in questi giorni il Politecnico che, nelle ultime classifiche internazionali, brilla con la Scuola di design al settimo posto del mondo, dopo scuole private o che possono contare su risorse finanziarie ben diverse, "come l’Mit, il Massachusetts Institute of Technology, che ha appena ricevuto una donazione da 100 milioni di dollari per la sua scuola di Design, o la Parsons School of Design di New York, che ha rette da 70mila euro", ricorda il preside. "Riuscire a confermare la nostra posizione, in un mondo così competitivo, è una grandissima soddisfazione".
Simona Ballatore