Il tavolo è saltato, per ora. Nei primi giorni della settimana in arrivo è previsto un nuovo confronto tra i partiti perché entro la fine del mese un’intesa deve essere trovata. Non sarà semplice, però. Il riferimento è al tavolo intorno al quale i coordinatori lombardi dei partiti di maggioranza in Regione stanno discutendo le nomine dei direttori generali della sanità. Ci sono da scegliere 36 manager tra aziende ospedaliere e Agenzie di Tutela della Salute (ATS) oltre ai 5 degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS).
I contatti sono entrati nel vivo nelle ultime 48 ore ma per ora hanno portato ad un solo esito: il rifiuto dei partiti di sottostare alle indicazioni dei saggi che fanno da consulenti all’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, e che rispondono ai nomi di Carlo Lucchina, direttore generale della sanità ai tempi di Roberto Formigoni, Luigi Macchi, già al vertice del Policlinico di Milano, e Marco Salmoiraghi, ex vicedirettore al Welfare. Il rifiuto è innanzitutto sul metodo: a quanto pare, non è piaciuto che i saggi abbiano rivendicato a loro stessi la scelta dei direttore generali di 15 aziende ospedaliere ritenute particolarmente importanti. Non piace che siano loro a scegliere e a circoscrivere il campo di azione dei partiti. Il rifiuto poi è anche sul merito: i tre hanno stilato una lista con una quarantina di nomi, ma diversi non piacciono. Oggi appare poco plausibile, per non dire impossibile, che Fratelli d’Italia e Forza Italia accettino la linea dei saggi e, quindi, in ultima istanza, la linea di Bertolaso, un assessore dal profilo tecnico, formalmente non inserito in alcuno dei partiti di maggioranza, che, complice quanto sta avvenendo proprio sulle nomine, è sempre più nel mirino. C’è chi non esclude che la sua strada e quella della Giunta possano separarsi. Un tema nel tema è la volontà dello stesso assessore di esprimere 6 direttori generali anche attraverso la riconferma, totale o parziale, dei commissari attualmente alla guida di alcune aziende sanitarie: profili che, invece, sarebbero dovuti decadere proprio in occasione delle nuove nomine. Una posizione, quella di Bertolaso, che complica la possibilità per i partiti di incontrarsi sulla via dell’aritmetica. Fratelli d’Italia, infatti, ha fatto sapere di voler esprimere almeno la metà delle nomine. Limitandosi ai 36 direttori generali di aziende sanitarie e ATS, Fratelli d’Italia ne rivendica tra i 18 e i 20. Alla Lega ne andrebbero almeno 8. Bertolaso aspira ad averne 6. Conti alla mano, a Forza Italia e a Lombardia Ideale resterebbe ben poco. Per questo il tavolo è saltato, per ora.
Giambattista Anastasio