LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Addio al palazzo anni Venti che fu sede de La Voce del Padrone. Storia dell’etichetta discografica che ha segnato la musica italiana

Milano, l’edificio di viale Umbria verrà abbattuto per far posto a un maxi condominio da 126 appartamenti. Da qui sono usciti i successi di Fred Buscaglione, Bruno Martino, Casadei ma anche l’esordio di Al Bano e Francesco Guccini.

A sinistra, il progetto del nuovo palazzo tra viale Umbria e via Sigieri. A destra, le decorazioni sul palazzo anni venti che verrà abbattuto (Foto Fasani)

Milano – Là dove erano di casa Fred Buscaglione, Franco Cerri, Bruno Martino, ma anche Al Bano agli inizi della carriera e addirittura un giovanissimo Francesco Guccini, presto arriverà un nuovo maxi condominio da 6 piani e 126 appartamenti. L’edificio degli anni Venti all’angolo tra viale Umbria e via Sigieri, sede fino alla fine degli anni Sessanta della storica casa discografica La Voce del Padrone, verrà abbattuto e lascerà il posto a un nuovo progetto immobiliare.

Una delle decorazioni sulla facciata del palazzo degli anni Venti di viale Umbria che verrà demolito (Foto Fasani)
Una delle decorazioni sulla facciata del palazzo degli anni Venti di viale Umbria che verrà demolito (Foto Fasani)

La “strage” di edifici storici

Dopo la villa neogotica della Maggiolina, la palazzina liberty di piazza Trento e tanti altri edifici testimoni di una Milano che non c’è, le ruspe sono pronte a cancellare questo centenario edificio su due piani, i suoi affreschi floreali, e i fregi decorativi sulla facciata. Non ci sono vincoli paesaggistici - la Soprintendenza non ne ha ravvisati - e dalla commissione Paesaggio del Comune è arrivato il via libera.

La palazzina all'incrocio tra viale Umbria e via Sigieri che verrà abbattuta
La palazzina all'incrocio tra viale Umbria e via Sigieri che verrà abbattuta

Musica e moda

Dopo la Voce del Padrone, chiusa definitivamente nel 1967 la palazzina è passata di mano varie volte fino all’arrivo negli anni Duemila di Calvin Klein, che qui aveva realizzato la sua sede europea. Il marchio americano del fashion aveva anche ristrutturato l’interno del complesso, guardandosi bene dal toccare però la facciata decorata. La maison è rimasta in viale Umbria fino al 2019 quando ha deciso di abbandonare l’edificio e vendere. Sono seguiti anni di abbandono fino al nuovo acquisto da parte della società Porta Rossa di Cuneo, che ha sottoposto al Comune il progetto di “demolizione e ricostruzione con ampliamento“.

Il confronto tra la palazzina attuale e il nuovo complesso che verrà costruito
Il confronto tra la palazzina attuale e il nuovo complesso che verrà costruito

Le concessioni sulle volumetrie

Un progetto che prevede una moltiplicazione delle volumetrie rispetto a quelle attuali e che scavalca la norma sull’altezza degli edifici: raggiungerà infatti la stessa altezza del palazzo confinante su viale Umbria, limite che proseguirà anche in via Sigieri, dove in base alla normativa avrebbe dovuto essere molto più basso. Una concessione fatta dall’amministrazione grazie alle opere di pubblica utilità previste - un piccolo passaggio pedonale tra via Sigieri e via Muratori - e agli oneri di urbanizzazione, quantificati in circa 2 milioni di euro, che verranno utilizzati per la riqualificazione (ancora da progettare) del tratto di via Muratori tra viale Umbria e via Tiraboschi con un senso unico, delle aiuole e una pista ciclabile.

La sede de La Voce del Padrone negli anni 60
La sede de La Voce del Padrone negli anni 60

La Voce del Padrone

E pensare che qui fino a sessant’anni fa venivano registrati e stampati dischi con il celebre marchio del cane che guarda in un grammofono che facevano il giro del mondo. Nel cortile interno c’era anche una ciminiera collegata proprio alla produzione dei vinili. Questo isolato nella periferia sud est della città era un piccolo angolo musicale. Dalla palazzina infatti uscivano spesso le melodie delle canzoni di artisti molto popolari tra gli anni Trenta e i Sessanta, riprodotte nelle sale test dei dischi. Tanto che nella zona c’era la convinzione che a La Voce del Padrone non ci fossero solo macchinari e uffici, ma anche posti in cui i cantanti si esibivano. 

Il quadro di Francis Barraud utilizzato per il marchio de La Voce del Padrone
Il quadro di Francis Barraud utilizzato per il marchio de La Voce del Padrone

Dall’Inghilterra

Dall’edificio di viale Umbria sono usciti alcuni dei successi che hanno contribuito alla diffusione planetaria della musica italiana. La cui conquista del mondo partiva proprio da Milano. L’azienda è nata su licenza dell’inglese His Master’s Voice (La voce del suo padrone, in italiano), il cui nome originario era Gramophone Company, trasformato proprio per il celebre marchio realizzato su un dipinto di Francis Barraud con il Jack russell che ascolta un grammofono (l’opera riproduce il cane del fratello dell’artista che ascolta la voce del padrone morto incisa su un 78 giri). 

Fred Buscaglione e la sua band negli anni 50
Fred Buscaglione e la sua band negli anni 50

L’epopea dei 78 giri

Il primo disco prodotto in viale Umbria – con etichetta Grammofono (traduzione, appunto dell’Inglese Gramophone) che verrà sostituta da La Voce del Padrone nel 1938 –  fu nel 1923 un 78 giri del tenore italo argentino Daniele Serra con l’incisione de Il tango delle capinere. Nei primi anni realizzò anche le registrazioni alla Scala dei famosi tenori Beniamino Gigli e Tito Schipa. La Voce del Padrone attraversò da protagonista tutta l’epopea dei 78 giri, producendo i dischi degli artisti più importanti degli anni 30 e 40 (Dino Olivieri, Emilio Livi, Daniele Serra, Cristina Jorio) e poi degli anni Cinquanta, tra i quali i primi lavori di Fred BuscaglioneFranco Cerri, Gil Cuppini (batterista jazz milanese diventato celebre con il Gil Cuppini Quintet), una giovanissima Nilla Pizzi. 

Romagna Mia

Con la fine dei 78 giri, sostituiti dalla fine degli anni 40 con i più pratici dischi in vinile, anche la Voce del Padrone si trasformò e iniziò produrre 33 e 45 giri. Tra i più importanti, all’inizio degli anni 50 ci fu Romagna Mia inciso da Secondo Casadei. E poi, solo per citarne alcuni, il grande chitarrista jazz Django Reinhardt, Bruno Martino (in viale Umbria fu inciso Odio l’estate), Tony Renis, i recital di Anna Proclemer e Franca Valeri

Due dischi realizzati da La Voce del Padrone: i primi 33 giri di Al Bano e Francesco Guccini
Due dischi realizzati da La Voce del Padrone: i primi 33 giri di Al Bano e Francesco Guccini

Al Bano e Guccini

Tra le produzioni de La Voce del Padrone anche le prime incisioni di un giovane Al Bano Carrisi, che grazie all’etichetta milanese realizzò il suo primo grande successo “Nel sole”. Negli Sessanta, dagli stabilimenti di viale Umbria uscì anche l’esordio discografico di Francesco Guccini “Folk Beat n° 1”, che contiene due tra i brani più celebri del cantautore emiliano Noi non ci saremo e Auschwitz, oltre alla singolare Talkin’ Milano, ironico omaggio alla Talkin New York di  Bob Dylan, che descrive la “gita” a Milano insieme all’amico Alan Cooper e il suo cane Boy-Boy. 

Una lacrima sul viso

Tra le storie che hanno attraversato la palazzina de La Voce del Padrone c’è anche quella di Bobby Solo e il suo più grande successo. Nel volume realizzato dal Municipio 4 sulle Storie Industriali del quartiere, il figlio di un ex dipendente dell’azienda racconta: “Mio padre ci disse che in 3 giorni avevano stampato 800mila copie di “Una lacrima sul viso”, con turni anche di notte”. 

Il trasferimento

L’avventura della Voce del Padrone in viale Umbria finisce nel 1967 quando – seguendo le acquisizioni delle sorelle maggiori inglesi – fu trasformata in EMI Italiana e la sede spostata prima in via Domenichino, poi in piazza Cavour 2), mentre la produzione fu trasferita a Caronno Pertusella (Varese). Oggi, a 100 anni esatti da quel primo 78 giri di Daniele Serra, arriva la notizia della condanna a morte dell’edificio dal quale uscirono tante pietre miliari della musica italiana. L’area ha grande valore immobiliare – la metro Lodi è a due passi, così come la zona di Porta Romana e la Fondazione Prada – e le prospettive di guadagno che promettono 126 appartamenti non temono il confronto con i ricordi e la storia della canzone.