ANNA GIORGI
Cronaca

Tutti i nomi dell’inchiesta sul dossieraggio illegale: dal “Pazzalino” alla talpa nella Guardia di finanza

L’autosospeso presidente della Fondazione Fiera si dichiara estraneo ai fatti. Gallo e Calamucci volevano riservargli soltanto un accesso ridotto al software. La Procura affiderà una super consulenza informatica per decifrare tutti i file

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Il primo passo è attendere l’esito del Riesame che segnerà un punto importante per il quadro generale della inchiesta. La Dda ha già depositato lunedì il ricorso per chiedere tredici custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci, finiti ai domiciliari su decisione del gip, e gli arresti domiciliari per altri tre, tra cui Enrico Pazzali, titolare della Equalize, società al centro dell’inchiesta sui presunti dossieraggi illegali, e presidente della Fondazione Fiera Milano.

Il gip Fabrizio Filice, infatti, su 16 posizioni aveva disposto solo quattro misure di domiciliari e due interdittive, non applicando alcuna custodia cautelare per Pazzali. Tra le 13 posizioni per le quali il pm Francesco De Tommasi, della Dda guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, chiede il carcere ci sono il militare della Gdf Giuliano Schiano (per lui disposta dal gip un’interdittiva), Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo che farebbero parte del gruppo di società di investigazioni private e che sono ai domiciliari. E ancora l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia e l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio.

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La Procura chiede, invece, i domiciliari per Pazzali e altri due, tra cui Gabriele Pegoraro, “collaboratore esterno” del gruppo. Il Riesame dovrà discutere in queste ore la decisione. Il gip Filice ha, infatti, tenuto un profilo “basso“ sulla valutazione dell’impianto accusatorio. Per la Procura, la lettura del gip è stata troppo “morbida” se la si confronta con la mole di indizi ritenuti tali da richiedere misure più severe. In ambienti giudiziari, si fa notare che sono ancora molti i passi da compiere per completare il quadro dell’inchiesta e saranno ascoltate “moltissime persone” per delinearlo meglio.

È “caldo” anche il fronte estero degli accertamenti che ha portato al sequestro di un server lituano. Intanto è appena iniziata l’analisi dei documenti e dei file sequestrati. Dopo il Riesame, data la complessità delle analisi, la Procura si affiderà a consulenti che abbiano competenze nel settore informatico per decifrare il materiale. Ci vorranno mesi ai super-esperti per analizzare una mole di documenti immensa.

Intanto Pazzali si è autosospeso alla presidenza di Fondazione Fiera Milano in attesa che il riesame valuti al sua sorte. I suoi avvocati Federico Cecconi e Fabio Giarda spiegano in una nota che il loro assistito “ribadisce la propria fiducia nell’operato della magistratura e che conta di poter presto dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti”. Estraneità che, in parte, (quella riferita agli accessi disinvolti), gli aveva riconosciuto anche il gip Filice nel momento in cui non aveva disposto per lui la custodia cautelare. Convinzione dedotta anche dalle intercettazioni, come quella in cui in un passaggio delle conversazioni il superpoliziotto Carmine Gallo e Nunzio Calamucci parlano “dell’annoso tema se fornire o meno a Pazzali le credenziali della piattaforma che integra la possibilità di effettuare ‘report’ invasivi oppure se fargli utilizzare il cosiddetto Pazzalino, una versione light della piattaforma”.

Carmine Gallo tramite i suoi legali Antonella Augimeri e Paolo Simonetti ha fatto sapere che: “chiarirà la sua posizione non appena ci sarà la piena discovery di tutti gli atti d’indagine. Nel frattempo ha piena fiducia nel percorso processuale che vedrà riconfermata la sua storia di onore e impiego verso le istituzioni e aggiunge la complessità delle contestazioni richiede l’adozione delle più opportune cautele nel primario interesse dell’amministrazione della giustizia”.

Stessa linea di collaborazione, ma anche di estraneità ai fatti lo esprime la giudice Carla Romana Raineri tramite il suo legale Grande Stevens: “Non ho sollecitato né avallato la commissione di reati da parte di professionisti di chiara fama. E riponendo la più totale fiducia nell’operato della Procura della Repubblica di Brescia – si legge ancora nella nota – confido di poter chiarire la mia posizione con la sollecitudine imposta dalle esigenze di tutela della sua dignità personale e istituzionale”.