ANDREA GIANNI
Cronaca

La figlia della maestra Silvana Gabrieli, stroncata da un mesotelioma pleurico: "Amianto killer a scuola. Giustizia per mia madre"

L’insegnante si è spenta l’8 luglio del 2020, all’età di 68 anni, combattendo fino all’ultimo. La sua unica figlia, Clara Bonera, ora sta portando avanti una battaglia perché venga riconosciuta la malattia professionale. Bonanni (Ona): “Un’esposizione silenziosa, subdola, avvenuta nei luoghi che avrebbero dovuto essere i più sicuri"

Da sinistra Silvana Gabrieli, deceduta nel 2020, e la figlia Clara Bonera

Da sinistra Silvana Gabrieli, deceduta nel 2020, e la figlia Clara Bonera

Due mani che si stringono e una scritta, bianca su sfondo nero: «Basta morti sul lavoro». Nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, è stato inaugurato in via Prina 2, a pochi passi dall’Arco della Pace, il murale realizzato dall’urban artist milanese SteReal della scuderia di artisti di Outdoora. Un’opera, per lanciare un messaggio, frutto dell’impegno del Comune, Cgil, Cisl e Uil e Lmdv Capital, che l’ha donata alla città. L’anno scorso, solo nell’area metropolitana, si sono verificati 44 incidenti mortali (1 ogni 8 giorni) e si sono contate 36.464 denunce di infortunio (10 al giorno) e 670 denunce di malattia professionale (2 al giorno). «Un’opera simbolica per sensibilizzare la cittadinanza rispetto alla salute e sicurezza sul lavoro, in aggiunta alle azioni concrete di prevenzione e formazione», spiega l’assessora alle Politiche per il lavoro Alessia Cappello. «Le due mani che si sostengono simboleggiano l’impegno collettivo di istituzioni, aziende e lavoratori». Un’opera che si inserisce nella cornice del Patto per il lavoro promosso dal Comune, di cui oggi ricorre il terzo anniversario. «Uniti per un lavoro sicuro» è lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per la manifestazione del Primo maggio. Il corteo partirà alle 9.30 da corso Venezia, con arrivo in piazza Scala.

Milano – Silvana Gabrieli "ha dedicato la sua vita alla scuola", considerava l’insegnamento ai bambini delle elementari come "una vocazione e una passione". La maestra di italiano si è spenta l’8 luglio del 2020, all’età di 68 anni, a causa di un mesotelioma pleurico, che ha cercato di combattere fino all’ultimo. La sua unica figlia, Clara Bonera, ora sta portando avanti una battaglia perché venga riconosciuta la malattia professionale, provocata dalla continua esposizione all’amianto negli ambienti scolastici negli anni ’70. In quel periodo il materiale cancerogeno, infatti, era diffuso non solo nelle fabbriche e nelle abitazioni ma anche in luoghi come le scuole. All’epoca era presente persino in supporti didattici come il Das, i diffusissimi panetti modellabili (quello oggi sul mercato è un prodotto sicuro), in vernici e strutture. "Un’esposizione silenziosa, subdola, avvenuta nei luoghi che avrebbero dovuto essere i più sicuri", spiega Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona), che assiste la famiglia nella battaglia legale. "Quella di Silvana non è una storia isolata – sottolinea – oggi in Italia ci sono ancora 2.400 scuole contaminate dall’amianto: luoghi che dovrebbero educare e proteggere, e che invece nascondono una minaccia mortale. La nostra battaglia è per lei, per tutte le vittime dimenticate, e per il diritto alla sicurezza dei nostri figli e di chi li accompagna nella crescita".

Secondo le rilevazioni dell’Ona, la Lombardia l’anno scorso ha registrato oltre 2.000 decessi per l’amianto: 500 mesoteliomi, 1.000 tumori al polmone e circa 500 per effetto di tutte le altre patologie asbesto correlate tra cui tumori della faringe, laringe, stomaco e asbestosi. Una regione al primo posto per numero di morti (in Italia sono stati circa settemila nel 2024, su 200mila a livello globale) che si attesta anche come una delle "più virtuose d’Italia nella lotta all’amianto, grazie a un sistema avanzato di gestione e bonifica". Il Piano Regionale Amianto (Pral), attivo dal 2003, ha permesso infatti una mappatura dei siti a rischio, il monitoraggio costante dell’ambiente e la tutela sanitaria dei lavoratori esposti.

Lavoratori come Silvana Gabrieli, che ha trascorso la maggior parte della sua vita professionale in scuole elementari in provincia di Brescia, come supplente nei primi anni ’70 e poi insegnante di ruolo. Nel 2010 è andata in pensione, e otto anni dopo è arrivata la terribile diagnosi. "Mia mamma non ha mai avuto problemi di salute – racconta Clara Bonera – ad eccezione di una lieve cardiopatia negli ultimi anni. Amava viaggiare e nel 2018 prima di partire per una vacanza in Umbria, ad Assisi, si è sottoposta a un controllo di routine dal cardiologo. Il medico, durante la visita, ha riscontrato un versamento pleurico e ha consigliato di effettuare subito una lastra ai polmoni e controlli specialistici. Per tutti noi è stato uno choc – prosegue – perché stava benissimo, non aveva accusato alcun sintomo. Ci siamo rivolti alla clinica Poliambulanza di Brescia e, a seguito degli esami, è arrivata la diagnosi: mesotelioma pleurico. Un tumore che, secondo i medici, le avrebbe lasciato pochi mesi di vita".

È iniziata da lì la battaglia, perché Silvana e i suoi familiari hanno tentato tutte le strade, rivolgendosi anche a specialisti dell’ospedale di Siena. La pensionata si è sottoposta a chemioterapia e radioterapia. "Aveva una tempra forte e ha continuato a fare la nonna, curando i miei figli – spiega Clara – e cercando di rimanere, per quanto possibile, attiva e positiva. Negli ultimi mesi la situazione è precipitata, ha perso le forze e per alimentarsi doveva usare una flebo. Ha trascorso una settimana in un hospice, poi ha scelto di tornare a casa ed è morta in ospedale l’8 luglio del 2020. Aveva solo 68 anni. Sul suo corpo è stata eseguita l’autopsia, che ha certificato il decesso per mesotelioma provocato dall’esposizione all’amianto". La sua era una famiglia formata da persone che hanno trascorso gran parte della loro vita lavorativa a contatto con la sostanza cancerogena. Sia il padre di Silvana, morto per un melanoma, sia il marito, ancora in vita, erano infatti operai in una acciaieria dove, in passato, veniva utilizzato anche l’amianto. "Mia madre potrebbe essere essere entrata in contatto con fibre di amianto indirettamente – racconta la figlia – ma la sua malattia è dovuta ad anni di esposizione diretta, negli anni ’70, nel suo ambiente di lavoro, la scuola, che per lei era come una seconda casa e dove spesso si fermava anche oltre l’orario. Il ministero dell’Istruzione, suo datore di lavoro, non ha protetto la sua salute e quella di tanti altri insegnanti".

L’Inail ha respinto però la prima richiesta di indennizzo, a favore del marito, presentata dalla famiglia con il supporto dell’Ona. Per l’istituto, in sostanza, non ci sono elementi sufficienti per dimostrare che la sua fu una malattia professionale. Lo stesso motivo che, nella maggior parte dei casi, ha portato a negare indennizzi per insegnanti malati e ancora in vita o per i familiari di chi è deceduto. Clara Bonera ha presentato quindi un ricorso al Tribunale del Lavoro, attende la fissazione della prima udienza. La sua battaglia legale è appena iniziata. "Le ex colleghe di mia mamma sono preoccupate per la loro salute – conclude – e per me l’importante è lanciare un messaggio, per la prevenzione e perché vengano effettuate efficaci attività di bonifica, per evitare altre vittime".