M.V.
Cronaca

Violenze sessuali, le trappole dal virtuale al reale: campanelli d’allarme nascosti. Cinque anni fa lo stesso copione

A Firenze una giovane aveva segnalato abusi. Nel Mantovano il femminicidio di Maria Campai

Le trappole dal virtuale al reale. Campanelli d’allarme nascosti. Cinque anni fa lo stesso copione

Manifestazione contro la violenza sulle donne

Non è il mezzo a essere malvagio: a fare la differenza sono le intenzioni di chi lo utilizza. Anche nel caso delle app per incontri dipende tutto da chi agisce, come nella vita reale, ma nei contatti da remoto è più difficile scorgere campanelli d’allarme ed è più facile non destare sospetti per chi ha cattive intenzioni. Almeno all’inizio.

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La mente corre al femminicidio di Maria Campai, la quarantaduenne ritrovata morta nel giardino di una villetta giovedì scorso a Viadana, nel Mantovano. Un diciassettenne ha confessato di averla uccisa dopo una conoscenza on line e l’invito a raggiungerlo nel suo paese. I due si sarebbero accordati, è emerso in seguito, per una prestazione sessuale a pagamento. "L’ho scelta in base al profilo, non aveva la foto. Quando l’ho vista – avrebbe spiegato il ragazzo – appariva diversa dalla descrizione. Eravamo d’accordo per 200 euro. (...). Avevo 350 euro, lei li voleva tutti". Quindi l’aggressione.

Ma non c’è solo il mondo poco limpido dei siti in cui vengono offerte prestazioni sessuali a pagamento: ovunque può succedere di incappare nella “persona sbagliata“. A maggior ragione on line. E le denunce di violenze, partite da conoscenze on line, riguardano più città d’Italia: nella notte tra il 13 ed il 14 marzo scorso, ad esempio, a Genova i carabinieri avevano salvato una ragazza di 30 anni e arrestato il suo aggressore, di 21, per violenza sessuale e sequestro di persona. Stando a quanto ricostruito, i due si erano conosciuti su una app di incontri, lui l’aveva invitata a cena nella sua abitazione e poi aveva trattenuto la ragazza in casa cercando di violentarla. A chiamare le forze dell’ordine era stata un’amica della giovane, che la vittima era riuscita a contattare dicendole di essere in pericolo.

A novembre dello scorso anno era emerso un episodio anche a Castano Primo, nel Milanese: una cinquantaduenne, dipendente di una piscina, aveva raccontato di essere stata violentata da un uomo, proprio in piscina, che aveva conosciuto su un sito di incontri. Stando alla sua versione, lui l’aveva picchiata per poi costringerla a rapporti sessuali brutali. E, sempre stando al suo racconto, gli abusi sarebbero proseguiti nei due giorni successivi. L’accusato, un uomo di 48 anni, davanti al giudice ha invece negato ogni addebito, dicendo che i rapporti erano stati consenzienti. Una vicenda ancora poco chiara.

Un altro precedente risale a maggio del 2019, a Firenze: una ragazza di 21 anni di origini asiatiche aveva denunciato alla polizia di aver subito una violenza sessuale da parte di un giovane conosciuto in una chat, tramite un’app per incontri installata sul cellulare. Un copione identico a quello di Milano, di due giorni fa. Anche in questo caso infatti la giovane vittima aveva raccontato di aver avuto un primo contatto on line; poi i due avevano deciso di vedersi a casa di lui per passare una serata insieme. Quindi la cena nell’appartamento. Ma quando la ragazza aveva scelto di tornare a casa, rifiutando ogni approccio, lui avrebbe abusato di lei. E anche in questo caso la giovane aveva chiesto aiuto alcune ore dopo i fatti, presentandosi direttamente al pronto soccorso.