Francesco Felice
Buonfantino*
Quartiere Tortona, sede del distretto del design. Non è un caso se qui Giorgio Armani ha deciso di realizzare il suo Museo. Il grande stilista italiano ha acquistato l’ex sede della Nestlé, opera realizzata nel 1950: "Ho scelto di chiamarlo silos, perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere. E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere", ha spiegato. Il progetto non è stato risparmiato dalle critiche degli addetti ai lavori, perché un “uomo di cultura” come Armani avrebbe potuto, secondo alcuni, rivolgersi a un architetto per disegnare un edificio più accattivante anziché intervenire in prima persona, ma nella storia dell’architettura è già accaduto che uomini di “grande cultura” abbiano progettato i propri mausolei. Entrando, si avverte una sensazione di maestosità, il silos è aperto al centro per tutta la sua altezza e si dispone a navate laterali, i pavimenti sono grigi, i soffitti neri e rispecchiano lo stile di Armani. Tutti gli impianti elettrici, di riscaldamento, raffreddamento e di illuminazione sono a vista, la scala centrale raggiunge tutti i livelli. All’ultimo piano il museo ospita l’archivio digitale, un elemento preziosissimo perché curiosi e soprattutto ricercatori e cultori possono consultare gratuitamente tutti gli schizzi, i bozzetti, i disegni tecnici di Armani, nonché tutte le collezioni pret-à-porter dagli esordi a oggi. Al piano terra la sezione “Daywear”, al primo piano “Esotismi”, al secondo “Cromatismi”, al terzo “Luce”; ogni piano ha un filo conduttore, ogni piano ha un tema. Per quanto discusso, a noi questo spazio piace per le sue geometrie regolari, per la sua sobrietà e per il forte richiamo all’eleganza di cui lo stilista è un mentore e se si desidera un’architettura “differente” si può sempre visitare il vicino teatro Armani progettato nel 2000 dall’architetto Tadao Ando. Ed anche qui sarebbe interessante comprendere quanto di Armani c’è nel progetto del maestro giapponese.
* Gnosis Progetti