ANNA GIORGI
Cronaca

Leonardo Apache La Russa, identificato il dj Nico ma si cerca un terzo ragazzo

Non sarebbe coinvolto nel presunto stupro ma sarebbe un testimone prezioso per capire cosa sia realmente accaduto

Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache

Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache

Milano, 10 luglio 2023 – A dieci giorni dalla formalizzazione delle querela per violenze sessuale nei confronti di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio, è ancora l’avvocato della vittima 22enne, Stefano Benvenuto, a parlare, lanciando un appello affinché i testimoni di quella notte tra il 18 e il 19 maggio si facciano avanti e inizino a collaborare alle indagini. In particolare l’invito a parlare è rivolto a dj Nico, secondo presunto autore dello stupro, già identificato in queste ore.

Caccia ai testimoni

Le dichiarazioni dei testimoni, o comunque di chi, a vario titolo, ha girato intorno a quella notte finita con uno stupro di gruppo, stando al racconto che avrebbe riferito alla vittima lo stesso Leonardo Apache, aiuteranno gli investigatori a ricostruire una verità processuale. Nelle carte della denuncia è la stessa vittima a dichiarare di volere querelare Leonardo Apache, ma anche “tutte le eventuali persone coinvolte”, avvalorando l’ipotesi che allo stupro ipotizzato non abbia partecipato attivamente solo il figlio del presidente del Senato, ma che ci fossero due persone.

A casa La Russa un terzo ragazzo

Ospite di casa La Russa quella sera ci sarebbe stato anche un terzo ragazzo, estraneo ai fatti, che diventerà un testimone chiave. Sempre nelle carte della denuncia, la 22enne tiktoker racconta di aver conosciuto Leonardo Apache qualche anno fa quando insieme frequentavano lo stesso istituto privato per il recupero di anni scolastici. Di essersi fidata di lui quella sera, all’Apophis, il circolo privato per rampolli della Milano bene. Di essersi svegliata nel letto a una piazza e mezza di lui e di essere stata sicuramente “nel suo grande soggiorno” perché lì “erano appoggiati i vestiti”, recuperati la mattina dopo il presunto stupro. La 22enne poi, la stessa mattina, avrebbe mandato diversi Whatsapp ad una amica per chiedere cosa fosse successo la notte prima, come riporta il Corriere della Sera: “Dopo il drink - le scrive l’amica - sei diventata strana strana. Lo continuavi a baciare e io ti ho chiesto se lui ti piacesse o meno, e tu “si lo amo” (...) Poi hai urlato facciamoci una botta (di coca)”.

Il racconto della 22enne

E ancora nelle carte: “quando sono uscita di casa da un cancello dopo un cortile interno avevo dolore nelle parti intime per questo motivo sono andata subito alla Mangiagalli”, che accerterà un quadro compatibile con una violenza sessuale, relazione finita subito nel fascicolo del pm del Quinto dipartimento, Rosaria Stagnaro. La ragazza sarà sentita oggi. Una volta messo a verbale il suo racconto e dopo le indagini della Mobile che raccoglierà le testimonianze, analizzerà le immagini e le conversazioni sui telefoni, uno degli snodi delle indagini sarà l’incidente probatorio.

Battaglia legale

Davanti al gip, ai pm e ai legali la vittima sarà chiamata a deporre per cristallizzare i suoi racconti in vista dell’eventuale processo. Per la giurisprudenza della Cassazione, per condannare un presunto autore di violenza sessuale basta che agli atti ci sia una descrizione dei fatti da parte della vittima che sia coerente, lineare e credibile. Mentre la 22enne e la sua famiglia chiedono che si arrivi presto a “fare giustizia”, l’avvocato Adriano Bazzoni ha spiegato che “il desiderio mio e del mio assistito, Leonardo La Russa, che conferma la sua estraneità ad ogni ipotesi delittuosa, è che la sua vicenda cessi di costituire un processo mediatico, nel pieno rispetto dell’attività degli inquirenti”.

Pubblicazione chat

Il fatto che la querela, ma soprattutto i contenuti secretati delle chat, siano stati resi noti, ha certamente “prodotto danni molto gravi alle indagini”, ha fatto sapere il procuratore aggiunto Letizia Mannella. Anche l’Ordine degli Avvocati di Milano in una nota ha spiegato che un legale, nel parlare “deve ispirarsi a criteri di misura, nel rispetto dei doveri di discrezione e riservatezza, senza mai rivelare notizie coperte dal segreto di indagine”.