Milano – Sostenuta in aula dai genitori, oggi in tribunale a Milano ha parlato l’ex compagna di Leonardo Caffo, filosofo e scrittore catanese che si ritrova a processo con l’accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate. In circa tre ore di udienza davanti alla quinta sezione penale presieduta dal giudice Alessandra Clemente, la donna ha ripercorso la relazione con l’imputato (da lei denunciato nel luglio del 2022) iniziata nella primavera del 2019.
Secondo il racconto della donna, contestato da Caffo – che si è sempre professato innocente e che nella prossima udienza potrà dare la propria versione dei fatti – nel corso dei tre anni di storia, il compagno si sarebbe reso protagonista di episodi aggressivi, tra insulti e maltrattamenti fisici. "All'inizio, dopo quello che succedeva, diceva 'scusami amore mio sono un mostro', poi la situazione è peggiorata: si pentiva e si scusava all'inizio, poi è diventata colpa mia, infine mi diceva 'non me frega nulla perché non mi puoi denunciare'. Diceva che dovevo ammazzarmi, che se mi fossi buttata dal balcone facevo un piacere a tutti, ha provato a strangolarmi".
Dopo essere stato denunciato, sempre secondo la donna, Caffo avrebbe confidato ad alcuni la paura che la situazione potesse mettersi male e avrebbe riferito a una persona: "Vorrei farla impazzire e buttarla giù dal balcone, tutti penserebbe che si è suicidata”. "Contro di lui – ha detto ancora la ex compagna – non mi avrebbe creduto nessuno, mi avrebbe fatto passare per pazza. Lui è uno scrittore e un filosofo, si sentiva abbastanza forte che nessuno mi avrebbe creduto".
Tra gli episodi riferiti, nell'agosto del 2019 durante un viaggio “mi ha preso la testa e me l'ha battuta contro il finestrino e l'ha rotto, poi me l'ha sbattuta contro lo specchietto”. Dopo aver scoperto di un bacio tra la compagna e un ex fidanzato, l’imputato le avrebbe scritto messaggi di questo tenore: “fai schifo”, “sei una persona inutile”.
Per quanto riguarda le accuse di violenze fisiche, “lui mi ha insultato ripetutamente e io l'ho spinto, non gli ho dato un pugno": si è “difesa” così da una domanda dell'avvocatessa Romana Perin che tutela l'imputato insieme al collega Filippo Corbetta. La giovane ribadisce di essere lei la vittima: "Non ho mai colpito Caffo, ci sono stati momenti in cui vedendolo addosso mi sono difesa. Non ho avuto molto rispetto per me stessa purtroppo" chiosa la testimone.
La prossima udienza è fissata per il 27 febbraio quando saranno ammesse le prove richieste dalla difesa potrebbe essere sentito l'imputato. La sentenza è attesa, salvo imprevisti, per il 26 marzo. Leonardo Caffo si è sempre professato innocente, sostenendo di aver avuto, da queste accuse, la vita professionale e personale annientata. In una lettera scritta al nostro giornale aveva detto: “Un anno e mezzo fa sono stato accusato del reato per cui si procede: da allora molte cose sono cambiate ed è decaduto il provvedimento di allontanamento in sede civile. In sede penale ho scelto il vaglio dibattimentale per sentirmi dichiarare innocente: sono stato sempre presente in aula e, tramite i miei legali, sto contestando tutte le accuse. Il procedimento è stato rinviato e non sono ancora state sentite tutte le persone coinvolte. Quindi le accuse sono ancora tutte da provare. La strada è ancora lunga e il processo è appena all’inizio. Far emergere la sola tesi accusatoria ha creato un clima di gogna mediatica (...) Questa vicenda mi ha devastato come uomo, questa tempesta mediatica mi sta uccidendo come professionista. In due giorni ho perso quasi tutti i miei lavori. Mi resta la dignità, che mi porta a scrivere questa lettera. Perdere il lavoro, la credibilità umana e professionale, vedere bruciato in un attimo il lungo percorso di ricerca di questi anni mi fa pensare che non abbia senso andare avanti. Mi conforta solo questo pensiero: la verità si nasconde benissimo, il rumore tende a coprirne e deturparne le forme, ma il tempo le sa dare il suo spazio”.