Milano, 8 aprile 2025 – La Procura di Milano ha chiesto al gip l'archiviazione per Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, e per l'amico Tommaso Gilardoni per i presunti abusi sessuali denunciati da una ragazza che li ha accusati di averla drogata durante una serata in discoteca, portata a casa e approfittato del suo stato di incoscienza per violentarla.

Sono state chiuse invece le indagini, in vista di una richiesta di rinvio a giudizio, per il reato di revenge porn, che riguarda la diffusione di video "dal contenuto sessualmente esplicito". Reati che, in entrambi i casi, non sono contestati in concorso.
“Leggerò attentamente le motivazioni con cui la Procura ha chiesto l'archiviazione, poi faremo le nostre valutazioni e decideremo come muoverci: sicuramente non lasceremo perdere”, ha spiegato al Giorno l'avvocato Stefano Benvenuto, legale della ragazza che ha denunciato di aver subito abusi sessuali da parte di Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni. La giovane, ex compagna di liceo del figlio del presidente del Senato, sarebbe pronta a presentare un'opposizione alla richiesta di archiviazione, dopo aver letto gli atti, chiedendo al gip l'imputazione coatta degli indagati.
"Siamo molto soddisfatti per questo risultato che arriva dopo un'indagine particolarmente lunga e accurata", il commento degli avvocati Adriano Bazzoni e Vinicio Nardo, difensori di La Russa jr (terzogenito del presidente del Senato): “Abbiamo sempre confidato in una serena e obbiettiva disamina dei fatti da parte degli inquirenti. Quanto alla contestazione residua, ci confronteremo responsabilmente con l'autorità giudiziaria con lo stesso rispettoso approccio che ha contraddistinto la nostra linea difensiva".

La denuncia
A fine giugno 2023 era arrivata sul tavolo dei pm milanesi la denuncia della 22enne. Nella notte tra il 18 e il 19 maggio di due anni fa la ragazza aveva incontrato assieme a un’amica l'ex compagno di liceo Leonardo Apache alla discoteca Apophis. La mattina dopo, aveva raccontato, si era risvegliata a casa La Russa senza ricordare nulla e, stando alla sua versione, convinta di aver subito abusi. Il caso era emerso sui media ai primi di luglio 2023. Il figlio del presidente del Senato e l'amico Gilardoni hanno sempre parlato, anche interrogati dai pm nelle indagini, di rapporti consenzienti.
Chiesta archiviazione per violenza sessuale
Ora la Procura guidata da Marcello Viola, con l'aggiunta Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro, dopo quasi due anni di indagini complesse e dettagliate condotte dalla Squadra mobile, con decine di testimoni ascoltati, hanno chiesto al gip l'archiviazione per i due indagati, non ritenendo che ci siano gli elementi, tra cui il dolo, per contestare, fino a un eventuale processo, l'accusa di abusi sessuali ai due giovani. Il legale della ragazza, l'avvocato Stefano Benvenuto, certamente si opporrà alla richiesta e poi sarà la gip Rossana Mongiardo a dover decidere, dopo un'udienza, se archiviare, disporre nuove indagini o ordinare l'imputazione coatta.
Il reato di revenge porn
Dall'altro lato, i pm hanno chiuso le indagini per La Russa jr e Gilardoni in vista della richiesta di processo, per il reato di revenge porn. Lo scorso dicembre, infatti, era stata depositata una nuova consulenza informatica sulla “cancellazione di contenuti” per recuperare alcune immagini in più, in particolare qualche video (alcuni erano già stati rintracciati soprattutto nel telefono di Gilardoni). Analisi che avevano riguardato, in particolare, i cellulari di due giovani che erano presenti nella discoteca milanese. Video che, per l'accusa, sarebbero circolati senza il consenso della ragazza. Nell’avviso di chiusura indagini si legge infatti che Leonardo Apache La Russa,”dopo averlo realizzato”, il 19 maggio 2023 avrebbe inviato su WhatsApp all'amico dj Tommaso Gilardoni “un video a contenuto sessualmente esplicito, destinato a rimanere privato”, che ritraeva la ragazza di 22 anni senza il suo “consenso”.
Nelle indagini era stata anche disposta una maxi consulenza medico legale e tossicologica, affidata a un pool guidato da Cristina Cattaneo, sulle condizioni della ragazza per stabilire se fosse in grado di esprimere un consenso, dato che aveva bevuto e assunto tranquillanti, cannabis e cocaina quella notte. Era stata anche effettuata una consulenza sui capelli della ragazza. La perizia aveva accertato che "le concentrazioni di Ghb”, la cosiddetta droga dello stupro, “sono sovrapponibili a quelle comunemente attese in soggetti non consumatori della molecola”.