Milano – Più di tre ore di audizione negli uffici riservati della squadra Mobile, in Questura, in cui la vittima 22enne del presunto stupro consumato da Leonardo Apache La Russa ha sostanzialmente confermato tutto il racconto reso in precedenza nella querela depositata in procura, con qualche buco sugli orari e qualche «non ricordo», dovuto probabilmente agli effetti dello stupefacente che ha ammesso di avere assunto. Ci ha tenuto a negare di aver sentito i La Russa dopo i fatti e di non aver avuto condizionamenti dalla famiglia del presidente del Senato.
La tiktoker nelle tre ore ha ripercorso la serata raccontando di avere incontrato “Larus“, questo è il soprannome del rampollo, al circolo esclusivo "Apophis club”. Di essere arrivata lì solo per ballare, insieme a una cara amica e di essere poi stata raggiunta da una seconda ragazza, una semplice conoscente. Entrambe le ragazze sono state sentite ieri, fino a tarda sera, insieme a un’altra amica della 22enne non presente in discoteca.
La vittima ha confermato "la violenza a sua insaputa” e ancora: «Leonardo mi ha dato un drink, mi ha portato a casa sua, senza che io fossi in condizioni tali da poter scegliere, mi ha raccontato di aver avuto rapporti sessuali con me, sia lui che l’amico; la mia amica mi ha riferito che dopo l’assunzione di quella bevanda alcolica data da Leonardo, non ero più lucida, più in grado di parlare normalmente; mi disse che forse ero stata drogata».
Nella deposizione di ieri, iniziata prima di mezzogiorno e conclusa dopo le 15, la 22enne davanti all’aggiunto Letizia Mannella, al pm Rosaria Stagnaro, e al capo della Squadra Mobile ha insistito sui “black out“ dopo i drink bevuti e sul sospetto, al risveglio, di essere stata drogata.
Dopo di lei sono state sentite le due amiche e la conoscente. È stata soprattutto l’amica di lunga data a essere oggetto di interesse investigativo: la mattina dopo, quando la presunta vittima si sveglia accanto a Leonardo, è a lei che chiede spiegazioni via chat. Ed è l’amica a provare a riempire quel “blackout“ che sarebbe dovuto all’assunzione di un drink probabilmente drogato ed è sempre lei a poter spiegare, quindi, quali erano realmente le condizioni psicofisiche della 22enne durante la serata. A testimoniare davanti agli inquirenti è sfilata anche la migliore amica della tiktoker perché tra le due c’è un’altra chat che risale sempre alla mattina del 19 maggio.
Di fronte al racconto dell’ipotetica violenza, la coetanea (non presente alla serata) le suggerisce di denunciare. Gli inquirenti ora dovranno vagliare attentamente i dettagli messi in fila nel verbale. Quando è stata visitata, il pomeriggio del 19 maggio, alla clinica Mangiagalli la 22enne è risultata positiva a cocaina e cannabis e ha riferito di aver assunto anche benzodiazepine, perché ha ammesso di farne spesso uso per gli effetti tranquillanti.
Il giovane deejay, indicato con il nome di Nico, è stato identificato con precisione. Qualora fosse iscritto la procura procederebbe per violenza di gruppo.
Complessivamente il racconto fornito ieri dalla presunta vittima è stato comunque ritenuto attendibile e coerente. Che cosa succede ora? Uno degli snodi delle indagini sarà l’incidente probatorio nelle prossime settimane. Davanti al gip, ai pm e ai legali delle parti, la vittima sarà chiamata di nuovo a cristallizzare i suoi racconti in vista di una eventuale richiesta di rinvio a giudizio di La Russa jr. Per la giurisprudenza della Cassazione per condannare un presunto autore di violenza sessuale basta che agli atti ci sia una descrizione dei fatti da parte della vittima che sia appunto coerente, lineare e credibile.