Milano, 22 gennaio 2025 – Il Comune ha individuato l’immobile dove dovrebbe traslocare il Leoncavallo: si trova tra Porto di Mare e Chiaravalle, nell’estrema periferia sud della città. Stando a quanto risulta al Giorno, si tratta di un capannone industriale dismesso e in precedenza utilizzato come magazzino: alcuni indizi portano a un’area di via San Dionigi.
L’accelerazione è emersa lunedì pomeriggio, nel corso di una riunione ad hoc presieduta a Palazzo Diotti dal prefetto Claudio Sgaraglia alla quale hanno partecipato anche l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, il direttore generale di Palazzo Marino Christian Malangone, il capo di gabinetto Filippo Barberis, i legali dell’amministrazione e dell’Avvocatura distrettuale dello Stato Antonello Mandarano e Riccardo Montagnoli, il questore Bruno Megale e il comandante provinciale dei carabinieri Pierluigi Solazzo.
Soluzione da trovare
Il tema è sempre lo stesso: una soluzione definitiva alla questione Leonka, tornata sotto i riflettori dopo la sentenza della Corte d’Appello del Tribunale civile che il 9 ottobre 2024 ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro ai proprietari dei capannoni di via Watteau per il mancato sgombero del centro sociale.
A tal proposito, l’Avvocatura avrebbe espresso parere negativo all’ipotesi di ricorrere in Cassazione contro il verdetto, ritenendo improbabile un ribaltone. Detto questo, resta da percorrere la strada stretta che porta alla liberazione degli spazi occupati dal 1994, così da chiudere una volta per tutte la partita con la società L’Orologio srl della famiglia Cabassi.
Il fabbricato scelto
E qui entra in gioco il capannone di Porto di Mare: archiviata l’idea della permuta di immobili, già naufragata in epoca Pisapia, resta il trasferimento del Leonka nello stabile in cui ci sarebbe già stato un sopralluogo preliminare degli attori in campo.
Il piano prevede che il Comune lanci una manifestazione di pubblico interesse per dare in concessione lo spazio, a fronte di un canone mensile; in questo modo, l’operazione dovrebbe avere solo il via libera della Giunta, e non pure del Consiglio, accorciando così le tempistiche.
Il nodo amianto
C’è un’incognita, però: c’è amianto nella copertura dell’immobile; al momento, non ci sono rischi di dispersione nell’aria della fibra tossica, ma è comunque necessario un intervento di bonifica e messa in sicurezza da parte del Comune (probabilmente con una compartecipazione nella spesa del Leoncavallo).
In ogni caso, l’altro ieri è stato ribadito in corso Monforte un concetto molto chiaro: bisogna trovare la quadra entro e non oltre l’estate. Altrimenti, resterà solo un’opzione in campo: lo sgombero di via Watteau. Un’opzione che al momento nessuno vuole prendere in considerazione, anche perché provocherebbe problemi di ordine pubblico in una realtà che non ne crea ormai da anni.