
Un recente presidio al centro sociale Leoncavallo in attesa dell’ufficiale giudiziario per il futuro sfratto (Ansa)
Milano, 18 marzo 2025 – Prima svolta nel caso Leonka. Il Comune ha ricevuto una manifestazione d'interesse preliminare, con richiesta di sopralluogo, da parte dell'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo per la concessione d'uso dell'immobile di proprietà dell'amministrazione in via San Dionigi 117, tra Porto di Mare e Rogoredo. Un passo necessario per avviare l'iter che dovrebbe concludersi con il trasloco dello storico centro sociale, da più di trent'anni di casa nell'ex cartiera di via Watteau della famiglia Cabassi.
La reazione di Palazzo Marino
"L'amministrazione - si legge in una nota di piazza Scala - accoglie con favore questa disponibilità, nella speranza che si possa giungere in tempi rapidi a una manifestazione d'interesse definitiva. Come più volte ribadito, infatti, è intenzione dell'amministrazione trovare una soluzione pragmatica che, nel rispetto delle norme, salvaguardi l'esperienza, la storia e l'evoluzione che il centro sociale Leoncavallo ha vissuto negli ultimi anni. Secondo quanto previsto dalla legge, una volta ricevuta la proposta definitiva, il Comune avvierà un procedimento a evidenza pubblica per l'assegnazione dell'immobile".
Il nodo del maxi risarcimento
L'urgenza di risolvere in tempi rapidi l'affaire Leonka è legata alla sentenza della Corte d'appello del Tribunale civile di Milano, che il 9 ottobre 2024 ha condannato il Ministero dell'interno a risarcire 3 milioni di euro ai Cabassi per il mancato sgombero di via Watteau. Ultima tappa di un contenzioso giudiziario su più livelli, che ha vissuto un primo snodo spartiacque nel 2003, quando in primo grado il Tribunale ha condannato l’associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo al rilascio dello spazio in zona Greco occupato nel 1994. Il 5 novembre 2004, la Corte d’Appello conferma la pronuncia, che nel 2010 diventa irrevocabile.
La contesa legale
L’11 marzo 2005, l’ufficiale giudiziario entra per la prima volta nei capannoni per consegnare l’avviso di sfratto. Ci torna pure un paio di mesi dopo, ma non può mettere in atto l’ordine di rilascio per due motivi: gli occupanti non se ne vogliono andare; e le forze dell’ordine non ci sono, nonostante una lettera inviata dai Cabassi una settimana prima per avere garanzie sulla "fruttuosità dell’esecuzione". I tempi si allungano.

Dal movimento Punk alle battaglie a fianco degli operai e contro lo spaccio di droga. Lo spazio autogestito, prima in zona Casoretto poi nel quartiere di Greco, è stato un protagonista della società milanese per oltre quattro decenni. Concerti, dibattiti, musica. Anche luogo, però, dove si consumano droghe. Perquisizioni, sgomberi tentati e poi riusciti, cortei e manifestazioni, accuse di vicinanza alle Brigate Rosse. Dalle stanze occupate, dai suoi cortili, è passato un pezzo di società milanese protagonista dei cambiamenti culturali che hanno segnato la città più importante d'Italia.
Le trattative fallite
Nel frattempo, Comune e proprietà si confrontano a più riprese per arrivare a una soluzione, ma le ipotesi di regolarizzazione (permuta di un immobile in epoca Pisapia e scambio di volumetrie in epoca Sala) restano sulla carta. A quel punto, i Cabassi fanno causa per la seconda volta, stavolta a Viminale e Presidenza del Consiglio: in primo grado perdono, ma in secondo vincono, ottenendo un risarcimento danni di 3 milioni.
L'ennesimo sfratto rinviato
Ora la possibile soluzione, a 24 ore dall'ennesimo avviso di sfratto. Sì, perché nella mattinata di mercoledì 19 marzo l'ufficiale giudiziario si presenterà per la centotrentunesima volta alla porta del Leonka per notificare l'ordine di sgomberare i locali. Finirà con un nulla di fatto, come nei centotrenta precedenti; a maggior ragione dopo la novità della manifestazione d'interesse, che punta a chiudere la questione senza generare problemi di ordine pubblico. In via Watteau è comunque in programma un presidio dei militanti, che a questo punto si trasformerà in una discussione sul futuro del Leoncavallo. Non a Greco, ma in via San Dionigi.