Milano – "Visti gli eccessi di rischio riscontrati, la consistenza di questi studi con studi precedenti, la presenza di inquinanti rilevati dalle indagini citate (una relazione dell’Arpa del 2018, ndr), la numerosità della popolazione e la destinazione a uso sanitario dell’area ex Falck, si raccomanda la ripetizione di campagne di monitoraggio degli inquinanti e l’applicazione di metodiche (...) che permettono l’identificazione delle aree più suscettibili alla contaminazione", e "inoltre la rivalutazione della nuova destinazione sanitaria dell’area in relazione ai risultati delle campagne di monitoraggio e dello stato di salute della popolazione, soprattutto in riferimento agli eccessi di rischio già rilevati, attraverso approfondimenti che comprendano sorveglianza epidemiologica anche per le classi di età pediatrico-adolescenziali e giovanili".
Così scrivono sulla futura Città della Salute, il polo della ricerca che riunirà l’Istituto nazionale dei tumori e l’Istituto Besta di Milano là dove c’erano le acciaierie di Sesto San Giovanni, gli esperti di Sentieri nel loro ultimo rapporto, il sesto, pubblicato la scorsa primavera. "Sentieri" sta per "Studio epidemiologico nazionale dei territori e insediamenti esposti a rischio di inquinamento": un gruppo di un’ottantina di scienziati con base all’Istituto superiore di sanità, che dal 2006 monitora le conseguenze a lungo termine sulla salute della popolazione dei 46 "Sin" o "Siti d’interesse nazionale" ai fini della bonifica di aree pesantemente inquinate dall’industrializzazione nel secolo scorso.
Sei si trovano in Lombardia: Brescia-Caffaro, Broni in provincia di Pavia, Laghi di Mantova e polo chimico, e poi, nel Milanese, Cerro al Lambro (l’ex Saronio), Pioltello-Rodano (gli oltre 300 mila metri quadrati dell’ex Sisas) e Sesto, l’ex polo metalmeccanico dominato dagli stabilimenti siderurgici spenti quasi trent’anni fa.
Il rapporto, va detto, si riferisce al periodo 2013-2018, in gran parte antecedente la maxibonifica da oltre mezzo miliardo che ha permesso, due mesi fa, di aprire il cantiere che in tre anni dovrebbe tirar su la Città della salute, con più di un decennio di ritardo sul primo preventivo (2015). In quell’arco temporale, gli esperti dell’Iss hanno osservato, sul totale dei 46 siti in Italia, un eccesso di 1.668 decessi l’anno (costante rispetto al 2006-2013), dovuti per più di metà (56%) a tumori maligni.
Il monitoraggio Sentieri incrocia la storia delle bonifiche (anche tardive, come a Pioltello, e "incompiute", come la "collina dei veleni" nello stabilimento di Mantova) e gli studi sugli inquinanti rimasti nelle falde acquifere e sull’epidemiologia nella popolazione (quando ci sono) con l’andamento dei decessi e delle ospedalizzazioni, soprattutto per le patologie correlabili ai contaminanti di quel sito. Dati analizzati in un contesto, valutando anche interferenze di altre cause, effetti delle bonifiche e della cessazione delle emissioni. O della demografia, come a Sesto, dove si osservano eccessi di tumori del polmone tra i maschi, della mammella nelle femmine, della mortalità generale e per tumore delle giovani donne, ma "la deindustrializzazione ha comportato un ricambio importante della popolazione residente" che "complica la valutazione dello stato di salute riferito a esposizioni pregresse".
Dell’eredità dei veleni del Novecento e non solo s’è parlato lunedì a un convegno organizzato da Motore Sanità a Palazzo Lombardia sull’"impatto delle bonifiche ambientali sulla salute globale", con le aziende del settore. Danilo Cereda, dirigente della Prevenzione in Regione, ha fatto il punto: 2.976 siti bonificati a dicembre 2022 in Lombardia, cioè 356 in più rispetto al 2019, mentre i siti contaminati negli stessi tre anni sono aumentati da 914 a 1.030, con una netta prevalenza del Milanese (425). "La cultura della sostenibilità si è diffusa, sono stati fatti e si faranno sempre più passi avanti", ha aggiunto il presidente della Regione Attilio Fontana, annunciando una proposta di legge per "mantenere la collaborazione coi Comuni" cui di recente la Corte Costituzionale aveva impedito "la subdelega nella realizzazione di attività amministrative legate alle bonifiche grazie a un decreto legge del Governo".