MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

L’ex club privè sarà centro di emergenza della Cri

Il presidente Danilo Esposito: chiedo alle aziende e ai privati di aiutarci a migliorare gli spazi

di Massimiliano Saggese

Era un club privato a luci rosse, oggi è patrimonio della comunità operese. Nel capannone di via Trebbia, struttura confiscata alla criminalità organizzata, la Croce rossa è al lavoro per ripristinare gli spazi che saranno utilizzati come deposito di materiali per le emergenze del Sud Milano. Una volta terminati i lavori la struttura verrà inaugurata e intitolata a Emanuela Setti Carraro, moglie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. "Siamo venuti a conoscenza di questa opportunità – spiega Danilo Esposito, presidente Cri comitato dell’area sud milanese – perché il Comune di Opera ha chiesto e ottenuto la gestione dell’immobile dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Abbiamo partecipato al bando e ci è stata affidata la struttura per 10 anni".

"Stiamo cercando fondi per migliorare gli spazi, mi rivolgo quindi alle aziende locali e ai privati affinché ci aiutino economicamente nel realizzare i lavori – prosegue il presidente –. I nuovi spazi, in cui collocheremo tutto ciò che serve per effettuare gli interventi di emergenza nei nostri territori, saranno dedicati a Emanuela Setti Carraro vittima della mafia, un segnale importante per la nostra città, un bene restituito e a disposizione della comunità". I volontari della Croce rossa sono anche impegnati nel progetto antispreco alimentare. "L’hub solidale di via Lambro è un punto di riferimento per il Sud Milano – racconta il presidente Esposito – nel capannone vengono confezionati mensilmente circa 400 pacchi alimentari che sono poi distribuiti alle famiglie in difficoltà nei Comuni di Rozzano, Opera e Locate Triulzi. Nell’hub vengono inoltre portati i prodotti alimentari freschi, ritirati sia dall’Ortomercato di Milano sia dai supermercati che hanno aderito al progetto, destinati alle famiglie in stato di fragilità".

Il capannone è di circa 300 metri quadri e nel 2014 è stato sequestrato e successivamente confiscato perché il locale era privo della licenza di agibilità e della licenza di somministrazione delle bevande alcoliche. Il club Bikini era ufficialmente un’associazione ricreativa ma di fatto era frequentato da imprenditori, avvocati, notai e commercialisti che si camuffavano da soldati e preti e da bellissime ragazze di nazionalità russa, romena e cubana che intrattenevano i clienti ben oltre il lecito.