Roberto Zaccaria, il derby, lo vive sempre da appassionato pacato. Il nerazzurro è parte della sua vita, solo una volta, forse, ha avuto un valore superiore: "Era il 2001, mancavano due giorni alle elezioni. Allora ero presidente Rai, ero convinto che in campo andasse anche qualcosa di più. Il Milan era di Silvio Berlusconi, candidato del centrodestra, l’Inter di Massimo Moratti, non un politico ma un uomo chiaramente di sinistra. Quel derby poteva essere l’apoteosi di quelle due anime in gioco. Invece finì 6-0 per il Milan, una vera disillusione". Una stracittadina che passò alla storia per altri motivi. Zaccaria la sua passione l’ha anche raccontata nel suo libro “Un professore chiamato presidente“, un affresco tra università, arte, tv, politica, accoglienza e integrazione, cinema e… Inter. E allora spazio al derby, vissuto con serenità.
Anche dopo i due primi ko stagionali? "Sarò molto semplice e diretto. Ci metterei la firma sul perdere solo due derby in stagione, significa che sarebbe Scudetto. Ovvio che possa bruciare, ma ricordo anche l’ultimo filotto di vittorie. A volte bisogna provare a considerare le partite singolarmente, hanno lo stesso valore. Abbiamo perso un campionato con il Bologna...".
Insomma il derby come una partita, non come più di una partita... "È così, sono convinto che sia solo una partita. Poi ci sono gare molto significative. Nelle prossime tre settimane avremo derby, Fiorentina e Juventus. Quale preferirei vincere? Io punto a fare sei punti, scegliete voi con chi. Il derby poi è una stracittadina, si pretende indichi la prima squadra della città di Milano... ma se perdiamo siamo la seconda?".
Non funziona così? "L’Inter ha due stelle, che il Milan non ha, ed è spesso stata davanti negli ultimi anni. Soffriremo molto nel derby, ma soffriremo anche con la Juventus...".
Ripasso di storia (nerazzurra): i giocatori a cui si è sentito più legato? "Che domande... Direi Mariolino Corso. Poi però mi arrivano subito Sandro Mazzola e Alvaro Recoba a chiedere spazio. La nostra memoria è molto allenata sui social, a me fanno vedere spesso scene del passato dell’Inter. Il rigore negato a Ronaldo, quello subito dopo dato alla Juventus, la rimonta di Angelillo...".
E il presente? "Lautaro oggi, è la nostra punta di diamante. Ma questa formazione entra nel repertorio dei ricordi, con giocatori importanti in ogni reparto, faccio torto agli altri dieci".
E in panchina Simone Inzaghi... "Lo definire un amalgamatore. Nella vita il momento perfetto può anche essere quello della maturità, e lui lo ha trovato in una squadra che in qualche modo a saputo mettere insieme".
Alessandro Maggi