Milano, 11 luglio 2015 - Chiusura per cessata attività. «I commessi salutano e ringraziano i clienti e il quartiere». La Libreria del Corso, dove il corso è corso San Gottardo, civico 35, ha abbassato le serrande ieri pomeriggio portandosi via le ultime vetrine di volumi affacciate sull’arteria dello shopping nella zona sud della città. Basta libri, i cartelli appesi sembrano manifesti funebri. Tanto che il viavai di clienti e residenti «in lutto» non si è fermato per un momento. «Vengono a farci le condoglianze», scherza amaro Giorgio Camoni, uno dei quattro dipendenti che fino a fine mese saranno impegnati a svuotare i locali. Poi, chissà. La libreria ha resistito 11 anni in corso San Gottardo, prima indipendente; poi, da due anni, come franchising Mondadori. Alla fine si è dovuta arrendere: il dimezzamento del fatturato non avrebbe più consentito di pagare affitto né altre spese, diventate insostenibili.
Una decisione sofferta ma necessaria, spiega Franco Lagiannella, il titolare di 70 anni, che nel 1968 ha aperto pure la Libreria del Corso in Buenos Aires 49. «Anche questa – dice a malincuore – prossima alla chiusura per gli stessi motivi». Ad aprile aveva chiuso i battenti pure “Milano libri” in via Verdi, dopo mezzo secolo, in sofferenza da tempo e rilevata da Lagiannella tre anni fa. «La crisi si fa sentire – spiega il titolare –. Non tanto per l’avvento dei libri elettronici quanto per il commercio on line, che offre più sconti. Noi non possiamo permetterceli. Per questo le librerie a gestione familiare chiudono: resteranno solo le grandi catene, che ricevono altri tipi di finanziamenti e offrono promozioni. Mi sembra che si vendano sconti, più che libri». Per lui, i libri sono la vita. Prima ancora di inaugurare la sua attività, da studente universitario, già lavorava nel settore. «E i miei tre figli – continua – sono tutti librai, ma non a Milano».
Per corso San Gottardo, però, c’è una speranza: l’intenzione è cercare un nuovo posto per far risorgere la libreria, magari di dimensioni ridotte. I cittadini ne sarebbero felici. «Io sono in lutto, sono rimasta malissimo appena ho saputo della chiusura», dice Simona Bonardi. «Non è vero che i libri sono morti, né che la gente non legge – dice Maurizio Lupi Meyer –, il fatto è che, per sopravvivere, le librerie devono trasformarsi in altro: in luoghi d’incontro e di aggregazione, come in Inghilterra».