Milano, 21 settembre 2022 - "Hanno venduto i muri della libreria, dal mese di ottobre pagherò l’affitto a un nuovo proprietario, un’agenzia immobiliare. Ho già saputo che le spese aumenteranno di circa 2mila euro all’anno. E io già adesso a malapena riesco a pagare. Sto cercando uno spazio dove trasferirmi, sempre in zona, anche in condivisione. Sarò grata a chi mi aiuterà a spargere la voce". Cinzia Cantù, titolare della libreria Tiritera, chiede aiuto per non abbassare le serrande, per non spegnere le luci di un piccolo mondo di carta che da 7 anni illumina via Govone 30, a pochi passi da via Mac Mahon, in zona Cenisio.
Una libreria specializzata in letteratura per l’infanzia con un angolino per gli adulti. "L’unica della zona – sottolinea la donna –. La più vicina è a 2 chilometri di distanza". Tra quei muri sono racchiusi sogni e sacrifici, la passione e il coraggio che hanno spinto Cantù a lasciare un posto da impiegata per dedicarsi ai libri. La sua vita. Tiritera è un presidio culturale che ha resistito al Covid, che sta tirando fuori le unghie per far fronte al caro bollette e per proseguire la sua missione di "educazione alla lettura – spiega la titolare – in un Paese dove la lettura viene messa in secondo piano e dove le piccole attività devono già fare i salti mortali per restare a galla, schiacciate dalle grandi realtà e dall’e-commerce". Adesso la minaccia è l’aumento delle spese. "Un problema che fa il paio con il caro affitti, che non tocca solo la mia libreria ma tante attività e pure le abitazioni: questa zona si è rivalutata con la fermata della metropolitana Cenisio e sarà toccata dalla rigenerazione dello Scalo Farini. I nuovi proprietari mi hanno già annunciato il sicuro aumento, insostenibile per me". Per due vetrine affacciate sulla strada, che rappresentano più di una libreria.
"Sono un punto di incontro, un luogo in cui i piccoli possono entrare a scegliere ciò che vogliono e dove gli adulti trovano consigli. Ho anche organizzato dei corsi con una pedagogista, interrotti durante la pandemia, che ho intenzione di riproporre". Ma per farlo, lo spazio deve restare vivo. "Ho chiesto aiuto al quartiere, mi sto già guardando attorno per cercare un nuovo spazio che abbia un affitto abbordabile e delle spese più contenute". Che possa diventare la nuova casa di Tiritera. Perché si chiama così? "Volevo un nome con un bel suono, facile da ricordare, che evocasse le filastrocche e anche il non senso. Perché più importante del significato è la relazione". Il logo mostra un gatto nero sdraiato su un libro. "Perché i gatti – sottolinea Cantù – sono amici degli scrittori e dei lettori. Non solo: il gatto sopra un libro invita chi guarda a spostare lo sguardo. A capire che il libro non è prezioso in sé ma perché è un mezzo: per conoscere, per capire, per raccontare gli esseri umani". In testa, la titolare ha in mente la frase che l’ha spronata, 7 anni fa, ad aprire la sua bottega: "Se non posso cambiare il mondo, posso almeno cambiare un pezzo di marciapiede". Il desiderio è poter continuare a farlo, anche se un po’ più in là.