
Cannabis
Milano, 26 maggio 2018 - Positivo al test anti-droga. Sospeso immediatamente e poi licenziato dall’Atm. Ormai da più di un anno A.V., conducente di autobus in forza all’azienda trasporti milanese, non guida i mezzi pubblici: fermato subito dopo la positività alla cannabis riscontrata nel corso di un esame a sorpresa nel luglio 2016, è stato mandato via il 28 novembre successivo. E ieri la decisione ha assunto i crismi dell’ufficialità, con il timbro definitivo della Cassazione: gli ermellini hanno respinto l’ultimo ricorso del lavoratore, che aveva già avuto torto sia in primo che in secondo grado.
I giudici della Sesta sezione civile hanno rispedito al mittente le istanze dell’ex ormai dipendente di Foro Buonaparte, assistito dall’avvocato Biagio Cartillone. La linea difensiva era basata su alcuni concetti-chiave. In primo luogo, il lavoratore ha provato a sostenere che nel regio decreto numero 148 del 1931 sul personale di ferrovie e tranvie (peraltro abrogato l’estate scorsa) non esista alcuna sanzione per il consumo di droghe, bensì solo per «l’ubriachezza durante l’orario di lavoro». Secca a riguardo la replica della Suprema Corte: «All’epoca dell’emanazione del testo normativo, l’unico modo, allora in uso, di alterazione della psiche era lo stato di ubriachezza». Passiamo all’adeguatezza del provvedimento adottato. Per il legale di A.V., l’azienda avrebbe dovuto limitarsi a multare il dipendente «per inosservanza di norme di prevenzione contro gli infortunati». Gli ermellini non la pensano così: «Il giudizio è sorretto da motivazione sufficiente e non contraddittoria», considerato «la delicatezza delle mansioni esercitate dal lavoratore nonché al connesso potenziale pregiudizio insito nel consumo di sostanze stupefacenti, pur leggere».
Bocciatura su tutta la linea e verdetto inequivocabile. Un verdetto destinato a fare giurisprudenza, visto che si tratta del primo caso del genere in Atm arrivato fino in Cassazione. Da Foro Buonaparte tengono a precisare che i controlli anti-droga sui dipendenti impegnati in mansioni cosiddette «a rischio» (dagli autisti di linea ai graduati, fino a coloro che guidano altri mezzi senza passeggeri a bordo) sono continui e random: ogni anno ne vengono effettuati circa 6mila, con un preavviso massimo di 24 ore. Il dipendente «pizzicato» con i valori fuori soglia nelle urine viene subito sospeso, in attesa che il procedimento disciplinare faccia il suo corso. In parallelo, come sempre succede in queste situazioni, scatta la segnalazione del lavoratore in Prefettura come consumatore di droga e il relativo percorso di recupero in un Sert cittadino. Così è stato anche per A.V., che ora dovrà pure pagare le spese processuali ad Atm: 3mila euro per compensi professionali più altri 200 per vari esborsi di natura legale.