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Le vetrate imbrattate al liceo Carducci di Milano e il preside Andrea Di Mario
Milano – Il giorno dopo l’esplosione del “caso felpe” e l’incursione dei writer con scritte offensive nei confronti del preside, l’atmosfera al liceo classico Giosuè Carducci di Milano non può che essere tesa e mesta. Nell’istituto statale di via Beroldo confermata – fino a sabato 1 marzo – la cogestione organizzata insieme al comitato degli studenti, che ha preso le distanze dal raid vandalico dell’altra notte, ma con un’inevitabile “giro di vite” messo nero su bianco da una circolare firmata giovedì sera dopo il consiglio dei docenti dal dirigente scolastico Andrea Di Mario. È lui il destinatario, insieme alle forze dell’ordine, degli insulti dei finora anonimi imbrattatori che hanno danneggiato muri e vetrate dello storico liceo.
Pulizie e spazi
Se la cogestione continua, viene però rafforzata la vigilanza da parte dei professori nei corridoi e nel cortile della scuola. Nel frattempo, è in corso la pulizia straordinaria dell’aula magna deturpata dai graffiti. L’operazione, cui gli studenti sono stati invitati a collaborare, ha richiesto una ridefinizione degli spazi della cogestione con ingressi e uscite cambiati e gruppi di lavoro spostati.
Il messaggio
Il preside si poi è rivolto direttamente agli studenti per sottolineare di nuovo la gravità del blitz di mercoledì notte definito “un grave atto di sabotaggio” ma comunque un atto “ridicolo”. “È altrettanto importante difendere quello che di bello la scuola è – ha scritto Di Mario – e quello che in essa avete costruito da soli, in modo condiviso e democratico. Però il Carducci è stato sporcato, con danni importanti, di cui forse rimarranno i segni sul nostro auditorium: sono stati colpiti anche i carducciani di prima e quelli di poi, per responsabilità di pochi, che proprio perché isolati reagiscono in questo modo così acido, preoccupante per il loro stesso benessere, temo. Perché vorrebbero imporsi su tutti usando i muri come una lavagna per le loro lezioncine, da un mese ormai. (...). La loro professata rabbia non è un valore, o una lotta: è quello che si vede e basta, qualcuno dovrebbe spiegarglielo. Infine, tecnicamente parlando, è bullismo. Avete reagito con una immediata condivisione, larghissima, un suffragio: finalmente. Ma oltre i documenti e le prese di distanza, dovreste trovare modi di reagire che includano… il tentativo di includere, non isolare. Ma anche non tacere, in caso. Perché tutto questo lo hanno fatto proprio a voi. Perché sicuramente oggi gli artisti rivoluzionari di questa notte erano fra voi, magari hanno tenuto un gruppo. Ho interdetto tutto l’ingresso della scuola perché se a scuola si educa, si deve educare in un ambiente che deve consentirlo, non in un anfiteatro del codice penale. Il tema che vorrei porvi quindi è questo: è possibile fare lezione, affrontare tutti i temi importanti e divertenti che avete proposto, all’interno di una simile, deliberata, bruttura? Mi ricorda il caso di quella spiaggia d’agosto gremita dove sulla battigia un bagnate era morto da ore per un malore ma tutti hanno continuato a fare le loro attività di bagnanti perché non si poteva sfuggire alla calura. Non si può essere indifferenti e vorrei che non vi abituaste a esserlo”.