Milano, 23 gennaio 2025 – La Procura di Milano ha chiuso l'inchiesta, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di dodici persone accusate di diffamazione e istigazione a delinquere per motivi di odio razziale nei confronti della senatrice a vita, e testimone della Shoah, Liliana Segre.
L'indagine, con al centro insulti e minacce soprattutto via social e via e-mail, è coordinata dal pm Nicola Rossato e dal procuratore Marcello Viola e ha portato anche alla richiesta di una quindicina di archiviazioni tra cui quella nei confronti di chef Rubio alias Gabriele Rubini.
Minacce e insulti
Tra gli episodi contestati ci sono insulti e minacce indirizzati alla senatrice per essersi vaccinata contro il Covid ed essersi dichiarata Pro Vax, oltre a messaggi di disprezzo e dallo sfondo antisemita. Quanto invece alle 17 richieste di archiviazione per diffamazione, tra cui quella di Chef Rubio, la Procura spiega che si tratta di post e commenti "privi di elementi diffamatori, ma solo espressivi di critiche di natura politica”.
Come ha spiegato il procuratore Marcello Viola, si tratta di “un primo segmento di indagini rilevanti e caratterizzate da una certa complessità per l'individuazione dei presunti autori e delle eventuali rispettive responsabilità”. Infatti un altro fascicolo relativo a ulteriori querele è stato assegnato al pm Alessandro Gobbis. A denunciare gli insulti e le offese ricevute via social era stata la stessa Segre nell'autunno del 2022.
Le parole di chef Rubio
"Dovresti denunciare i tuoi silenzi complici in protezione della colonia d'occupazione e insediamento israeliana, e te stessa per tutte le volte che hai taciuto i crimini contro i palestinesi commessi dai nazisti (simbolo bandiera di Israele). Che schifo, vergogna te e chi ti strumentalizza Liliana Segre". È uno dei post che si leggono (data novembre 2022) nell'account Twitter di chef Rubio, all'anagrafe Gabriele Rubini, e per cui il personaggio televisivo e social è stato denunciato dalla senatrice a vita. Una querela che ha portato la procura di Milano a indagare il 31enne romano per diffamazione, fascicolo che ha portato ad altre 16 richieste di archiviazione e all'avviso di conclusione indagine per 12 presunti hater che dovranno rispondere di minacce aggravata dall'odio razziale e diffamazione sempre aggravata dall'odio razziale.
Ma quelle parole, così come altri numerosi commenti che vengono elencati nel provvedimento e che sono stati scritti da più mani sui social, non costituiscono un reato per il titolare del fascicolo. "Dalla mera lettura dei post e commenti incriminati, emerge che i messaggi delle persone indagate siano espressione di critica politica all'operato della senatrice Liliana Segre per le posizioni dalla stessa assunte su vari temi", in particolare rispetto alle sue posizioni in merito ai vaccini Covid, alla guerra in Ucraina e alla questione palestinese. "Nell'ottica di un intervento avente significato esclusivamente di critica politica (e non volontariamente diffamatorio verso la persona offesa) deve interpretarsi l'utilizzo di parole (certamente diffamatorie) quali quelle di volta in volta evidenziate nei messaggi denunciati il cui uso, seppur aspro, rozzo e sintomo di maleducazione ed ignoranza, va contestualizzato nella finalità del messaggio e ridimensionato alla luce del mezzo usato per propagarlo (social network)" conclude il pm Rossato.