Milano, 6 settembre 2024 – La gestione opaca dei biglietti. Le tessere da abbonamento acquistate a nome degli ultrà e poi utilizzate per far entrare allo stadio altri spettatori, ovviamente con un sostanzioso guadagno economico. Le pressioni sugli steward per chiudere un occhio (o tutti e due) e le telefonate ad alcuni dirigenti della società per imporre i loro metodi. Il tutto per lucrare il più possibile su ciò che ruota attorno al Meazza e massimizzare i profitti.
Una fotografia fedele di quello che accadeva qualche anno fa (e accade ancora?) dalle parti del secondo anello verde è stata scattata non più tardi del 2019 da un’indagine degli agenti della Digos, coordinati dal pm Leonardo Lesti e con gip Guido Salvini, che è partita dalla morte di Daniele Belardinelli la sera di Santo Stefano del 2018 durante gli scontri con gli ultrà napoletani in via Novara e si è via via concentrata sull’indotto "nero" che faceva e fa gola ai leader della Nord. Le indagini avevano portato a ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere con struttura vertistica e ruoli chiari, ma poi gli accertamenti investigativi si scontrarono con lo stop alle partite causa Covid. In ogni caso, dagli atti di quell’indagine, poi finita con una richiesta di archiviazione, emerge uno spaccato che ritorna puntualmente nella galassia ultrà.
Vittorio Boiocchi è appena tornato a essere il ras indiscusso della Nord: uscito di galera dopo 26 anni, ha spostato le lancette indietro di un quarto di secolo e si è ripreso il comando. Il suo braccio destro è Andrea Beretta, che in una telefonata chiarisce a un altro esponente di spicco come stanno le cose: "A voi non vi stavano bene le cose, ve la prendevate voi la Curva... tutti voi, no? E li sbaragliavate... ma siamo andati io e il vecchio (Boiocchi, ndr), perciò gli ordini li dovete prendere da me e dal vecchio, da nessun altro, punto". Osservando i movimenti dei tifosi nei giorni dei match al Meazza e studiandone le dinamiche, i poliziotti hanno capito anche come funzionava il business dei biglietti.
Prima dell’inizio della stagione, i capi della Nord facevano un maxi acquisto di abbonamenti (alcune centinaia) in una ricevitoria compiacente, dando una serie di nominativi legati alla Curva. Poi, però, quelle tessere non venivano utilizzate dai legittimi proprietari (che entravano senza "strisciare" con la scusa di dover allestire le coreografie), bensì da altri tifosi che chiedevano di volta in volta disponibilità di ticket: a seconda dell’importanza della partita, il supporter pagava una cifra maggiorata rispetto al prezzo standard, garantendo così gli introiti extra. Poi, però, c’era il secondo step: come entrare aggirando i controlli? Con un accordo più o meno esplicito con alcuni steward, che, stando almeno a quanto dichiarato, avevano poca scelta: se provavano a dire "no", venivano minacciati o malmenati. In alcune occasioni, con loro c’era un uomo della Nord, che riceveva indicazioni sulle persone che stavano per arrivare e le faceva entrare al secondo anello verde anche se avevano il tagliando per un altro settore. Più il costo dei biglietti saliva, più la torta faceva gola a Boiocchi, Beretta e soci. Tradotto: i match di Champions League erano in cima alla lista.
Il 13 novembre 2019, ad esempio, Beretta chiama un dipendente del club per chiedere "100 biglietti per il terzo anello verde" per Inter-Barcellona. L’altro prende tempo e alla fine non acconsente alla richiesta. Tuttavia, il contenuto della conversazione è utile per comprendere le mire di "Berro": "Li vendiamo da paura se vinciamo contro lo Slavia e il Barcellona batte il Dortmund", cioè se lo scontro coi blaugrana diventerà decisivo per il passaggio del turno. "Tu mi devi agevolare, nel senso mi fai prendere 100 biglietti, ti do 100 nominativi... diventa una bomba a orologeria se succede così". In altri casi, Beretta usò termini molto meno accomodanti, specie quando arrivò la stretta ai cancelli: "Facciamo il manicomio", la sua reazione.