di Anna GiorgiMILANOMohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano di 38 anni, liberato su decisione del ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato a Teheran, ma qui, a Milano, è rimasto il “bottino“. Sono ancora custoditi in una cassaforte della Procura tutti i dispositivi, tra cui smartphone, tablet, chiavette usb e schede tecniche, sequestrati lo scorso 16 dicembre, al momento dell’arresto richiesto dagli Usa.
Intanto si procederà ad una copia forense, la difesa dell’iraniano non ha presentato istanza ai pm di dissequestro di quel materiale, che Abedini aveva in un trolley, che interessa molto agli Usa e che non è escluso possa essere consegnato, sotto forma di copia dei contenuti dei dispositivi, via rogatoria. Una richiesta attraverso rogatoria allo stato non risulta ancora arrivata in Procura, il procuratore capo Marcello Viola già nei giorni scorsi, dopo l’arresto di Abedini, aveva aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati. Domenica mattina, invece, è arrivata la richiesta di scarcerazione da parte di Nordio e la Corte milanese, come prevedono le norme, ha preso atto disponendo la liberazione immediata di Abedini. Il legale dell’iraniano, l’avvocato Alfredo De Francesco è stato informato, poi, direttamente dal carcere ed ha avuto un ultimo colloquio con l’ingegnere, prima che rientrasse in Iran. Il provvedimento di liberazione è stato notificato ieri mattina formalmente al difensore, perché ci sono stati problemi tecnici. Negli atti della Corte d’Appello, come si era già saputo, non c’era il verbale sui sequestri a carico di Abedini, che è stato trasmesso solo alla Procura di Busto Arsizio (Varese), la quale, poi, lo ha inoltrato, con tanto di dispositivi sequestrati, a quella di Milano, competente sulla indagini sul terrorismo. Una prassi, quella che non prevede la comunicazione alla Corte d’Appello dei sequestri dopo gli arresti ai fini estradizionali, che sarà presto rivista negli uffici giudiziari milanesi. Nella richiesta di scarcerazione firmata da Nordio non si fa cenno, da quanto si è saputo, al tema del materiale sequestrato ad Abedini. Il legale può in teoria chiederne il dissequestro alla Procura e, comunque, gli inquirenti, in caso di rogatoria che passerà per il ministero della Giustizia, potranno inoltrare agli Usa le copie forensi dei contenuti dei dispositivi informatici.
In ambienti giudiziari viene chiarito che i giudici, inevitabilmente allo stato degli atti, non avrebbero potuto concedere i domiciliari all’iraniano, dopo l’udienza che era stata fissata per il 15 gennaio. Poi, è arrivato il provvedimento politico di Nordio, previsto dalla legge, che, come si era intuito all’inizio ha fatto parte degli accordi che hanno portato alla liberazione di Cecilia Sala. Entrambi i “prigionieri“ sono rientrati a casa. Scambio avvenuto, Abedini è tornato in Iran senza passaporto. E anche il suo legale è stato informato della liberazione quando l’ingegnere era già rientrato in patria. "È contento e molto sereno, anche se non ha praticamente dormito" e da quando è rientrato a casa "si è dedicato molto al figlio piccolo". Così ha detto l’avvocato Alfredo De Francesco, il legale. Dopo 28 giorni trascorsi in cella a causa del mandato d’arresto Usa ai fini dell’estradizione, ieri pomeriggio Abedini è atterrato a Teheran dove è stato "accolto dalla famiglia".