
Bruno Finzi è stato presidente dell’Ordine degli ingegneri di Milano Ora presiede la Commissione strutture
di Andrea Gianni
MILANO
"L’incendio della Grenfell Tower di Londra è stato uno spartiacque, e da allora si stanno facendo passi avanti: sarebbe opportuna una normativa uniforme a livello europeo, più che un ragionamento lasciato ai singoli Paesi". Bruno Finzi, ex presidente dell’Ordine degli ingegneri di Milano e attuale presidente della Commissione strutture, osserva un mondo in una fase di transizione. Ingegnere strutturista, Finizi ha svolto attività di progettazione e direzione lavori in cantieri come quelli per le nuove coperture dello stadio Meazza a Milano e dell’Olimpico di Roma per i Mondiali ‘90, ha firmato ristrutturazioni di edifici di valore storico e monumentale, per conto di privati o pubbliche amministrazioni.
Gli stessi pannelli installati sulla Torre dei Moro a Milano sono presenti in tanti altri edifici. Sarebbe necessaria un’opera di bonifica?
"Mi risulta che alcune strutture, come ad esempio l’ospedale Del Ponte di Varese, abbiano già provveduto o stiano provvedendo alla rimozione dei pannelli sulla scia dell’incendio in via Antonini, che fortunatamente non ha provocato vittime. Quel materiale, però, è molto diffuso in Italia e in altri Paesi, in passato è stato largamente utilizzato".
Perché è stato scelto come materiale da costruzione?
"Bisogna considerare che in passato ha sempre superato le prove di incendiabilità, che venivano fatte con una fiammella, ed era considerato un ottimo materiale, con fogli di alluminio alleggeriti da un’anima in Eps con una struttura a sandwich. Poi c’è stato l’incendio della Grenfell Tower, quello del grattacielo in via Antonini a Milano, altri roghi in Spagna. Episodi che hanno fatto emergere i rischi, e da allora quel materiale per le nuove costruzioni è stato sostituito con altri più moderni e sicuri. Un materiale che, però, è ancora presente sulle facciate di edifici costruiti in passato, come cappotto o anche a fini estetici. Poi bisogna considerare che tutto si può incendiare, il rischio zero non esiste".
Servirebbe, a suo avviso, un aggiornamento normativo sul fronte della sicurezza?
"Sul tema delle facciate i Vigili del fuoco hanno lavorato tanto, e dal 2022 sono state riscritte le linee guida per progettisti. Prima di allora eravamo a zero. Purtroppo, come è accaduto anche sulle norme antisismiche, è mancato un intervento preventivo, ed è stato avviato un cambiamento quando tragedie e incidenti rilevanti erano già avvenuti. In questo momento la normativa in questo campo è in forte evoluzione e fermento, e vedremo se si arriverà a un eurocodice specifico su questo tema, che sarebbe una guida fondamentale per progettisti e costruttori. Credo che se ne stia occupando un gruppo di lavoro nell’ambito dei nuovi eurocodici in gestazione: bisogna capire se c’è la necessità di una normazione specifica oppure basta una classificazione del materiale, chiarire che cosa fare se il pannello è staccato o attaccato alla facciata. L’Italia è stata la prima in Europa per le normative sulla ristrutturazione degli edifici esistenti, visto che in altri Paesi si limitano a buttare giù tutto e a ricostruire mentre da noi si tende a riqualificare l’esistente. In altri ambiti, invece, siamo rimasti più indietro. Il disastro in via Antonini, il rogo della torre, oltre a far emergere gli aspetti negativi sui materiali ha lasciato però anche un’eredità positiva".
Quale?
"Le misure di sicurezza sulle vie di fuga dagli edifici in caso di incendi, in vigore in Italia quando fu costruita la torre, si sono dimostrate appropriate e in grado di salvare vite umane".