di Federica Pacella
Nuove contaminazioni, frutto di inquinamento che arriva dal passato, scoperte nel corso dei cantieri, ma anche procedure di bonifica che arrivano a conclusione. Queste due tendenze determinano la “dinamicità“ dei numeri dei siti contaminati in Lombardia che, secondo il resoconto pubblicato dalla Regione in base ai dati Agisco (Anagrafe e gestione integrata dei siti contaminati), al 31 dicembre 2021 avevano sfondato quota 1000, arrivando alla cifra di 1021, oltre i 949 censiti al 31 dicembre 2020, sui quali è stato avviato un procedimento di bonifica e ripristino ambientale. Dall’elenco sono esclusi i Sin, Siti di interesse nazionale di competenza del Ministero dell’Ambiente, che in Lombardia sono 5 (ex Fibronit, Brescia Caffaro, Sesto San Giovanni, Laghi di Mantova e Polo Chimico, Pioltello Rodano). Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, la parte del leone la fa Milano, con 492 siti contaminati, in crescita di qualche decina rispetto ai 456 dell’anno precedente. Aumentano anche i numeri per Bergamo, che passa da 73 a 82 siti contaminati. Gli incrementi sono per lo più legati all’individuazione di contaminazioni storiche, ad esempio durante cantieri per le infrastrutture. Brescia passa invece da 94 a 71 siti, segno che sono state ultimate diverse bonifiche. Sopra i 70 siti contaminati anche Varese, mentre Pavia e Monza ne hanno oltre 50 a testa; in coda le altre province. La presenza di questi luoghi dove è accertata la presenza di inquinanti è strettamente legata alla storia industriale del territorio. Gli sversamenti e lo scarico abusivo di rifiuti nel suolo e nel sottosuolo sono le cause principali dei maggiori casi di inquinamento rilevati sul territorio lombardo, che interessa in maggiore o minore misura tutte le matrici ambientali (aria, suolo, sottosuolo, acque di falda e superficiali). Quali sono i principali contaminanti trovati? Secondo l’analisi di Arpa, i più frequenti sono gli idrocarburi e i metalli per la matrice terreno mentre per la matrice acque sotterranee si tratta per lo più di metalli, idrocarburi, alifatici clorurati cancerogeni e organici aromatici.
La contaminazione da idrocarburi e da metalli nei suoli è riconducibile, rispettivamente, alla presenza di attività che riguardano lo stoccaggio o all’adduzione di carburanti e ad attività della lavorazione dei metalli. Per quanto riguarda invece le acque sotterranee, il quadro di contaminazione è dovuto a sostanze di più ampia diffusione nell’attività manifatturiera. Va detto che è in costante aumento anche il numero di siti bonificati: per il 2021 sono 2.829 i siti bonificati, raddoppiati rispetto al 2007. A questi si aggiungono circa un migliaio di siti classificati come “non contaminati“, per i quali è stato chiuso il procedimento, per assenza di superamenti dei limiti normativi per la specifica destinazione d’uso.