
Il 2 aprile era toccato all’odontotecnico di Lainate Giuseppe Di Liddo, ex collezionista di armi con un vero e proprio arsenale tra abitazione e box: 43 armi corte, alcune con matricola abrasa, 15 armi lunghe, una mitragliatrice Mab (classificata come arma da guerra), circa cento pezzi di armi tra castelli, canne e otturatori, 27 armi bianche (coltelli e taglierini) e oltre duemila munizioni di vario calibro. Venticinque giorni dopo, gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Alessandro Carmeli, e del commissariato di Rho sono arrivati a un suo conoscente coetaneo, l’incensurato Antonio P., che compirà 61 anni a fine ottobre ed è nativo di un paesino in provincia di Catanzaro: nel corso delle perquizioni con le unità cinofile anti-esplosivo, nell’appartamento di Rho e in due casolari utilizzati come deposito di attrezzi agricoli per coltivare l’orto, i poliziotti hanno trovato quattro fucili, quattro armi corte e una con canna e calcio tagliati e relativo silenziatore, più 200 cartucce di vario calibro; le matricole risultano abrase o punzonate, ora toccherà agli esperti della Scientifica individuarne la provenienza e accertare se siano state utilizzate di recente.
Antonio P., che prima del Covid lavorava come carrozziere, è stato arrestato. L’indagine della Mobile andrà avanti per scoprire altri eventuali arsenali in zona e soprattutto per capire chi abbia scelto i due insospettabili come "custodi" delle armi; se, in definitiva, si tratti di criminali comuni o, più verosimilmente, di persone legate alla malavita organizzata.
N.P.