
La stazione del passante a Certosa, nel riquadro Lisa, la ragazza investita
Milano, 23 aprile 2016 - E' stato accontentato, e non sarebbe potuto essere altrimenti, chi l’altro giorno ha invocato un giro di vite nella sorveglianza alla stazione di Milano Certosa, dopo la tragedia di Lisa Di Grisolo, la studentessa milanese di 18 anni travolta di mattina presto da un Frecciarossa mentre attraversava i binari con la cuffia e la sua musica preferita nelle orecchie. Premesso che la ragazza ha compiuto una censurabile imprudenza e che cartelli e annunci all’altoparlante che ripetono all’infinito le misure di sicurezza da seguire non sono mai mancati, ieri mattina, orario di pendolarismo studentesco e di lavoratori, sono comparsi due poliziotti in divisa a monitorare le banchine con particolare attenzione. A controllare che chiunque dovesse raggiungere i treni del Passante ferroviario lo facesse imboccando il sottopassaggio e non prendendo altre pericolosissime scorciatoie. La morte della diciottenne – straordinamente bella e con un futuro da modella – ha inevitabilmente colpito i frequentatori dello scalo ferroviario della periferia nord-ovest: nessuno, e si spera non sia solo un fuoco di paglia, ha provato a fare il furbo per guadagnare qualche inutile secondo.
«Sa quanti fanno come la povera Lisa?», sospiravano ieri mattina i testimoni che il giorno prima avevano assistito all’incidente. Compreso Alessandro, mulettista di 25 anni che ha tentato invano di rianimare Lisa prima dell’arrivo dei soccorsi: «Ho provato a praticarle il massaggio cardiaco – rivela – ma mi sono subito accorto che non c’era più niente da fare». Anche su Facebook molti studenti hanno fatto le loro condoglianze alla famiglia della ragazza, che abita a Quarto Oggiaro. E rivissuto quel tragico momento: «Ti ho urlato anche io ma tu non potevi sentire nulla – scrive un utente che si firma Rosso – guardavi per terra a dove mettevi i piedi per non inciampare e non ti sei accorta di cosa stava per succedere. Ce l’avevi quasi fatta: un altro passo, altri 80 centimetri, e saresti stata in salvo, il treno ti è passato dietro le spalle e ti ha risucchiato». Otto chilometri più a est i ragazzi del Caterina da Siena, l’istituto dove la giovane frequentava un corso professionale regionale di «Fashion design» hanno ricordato la compagna di classe, l’amica, l’allieva. «La conoscevamo tutti, un dolore indescrivibile», il commento unanime. Dai bidelli ai segretari, dagli insegnanti al dirigente scolastico Giorgio Galanti. E poi i ragazzini che studiano grafica e moda. A decine hanno firmato e lasciato un pensiero su un quaderno sistemato nell’atrio di ingresso. In classe, un momento di preghiera e una riflessione condivisa tra docenti e studenti. In cortile la sua foto è stata esposta su un treppiede. Davanti, alcuni ceri, tanti fiori portati dal personale scolastico e dagli studenti. Rose bianche, un girasole e una scritta rossa su un telo trasparente: «Che il cielo si prenda cura di te, dolce stella».