Parsi
Pochi film mi hanno educata, commossa, stupita, incantata, risolta come “C’è ancora domani” dell’attrice e regista Paola Cortellesi. Ho rivisto le progressive tappe di crescita ed emancipazione che l’autrice ha riproposto alle donne. Soprattutto alle donne della mia generazione. La generazione in bianco e nero del dopoguerra quando picchiare la moglie e i figli, soprattutto se femmine, era un conclamato costume di tanti uomini. Come pure imporre la “violenza assistita” ai bambini che, soprattutto se maschi, ne avrebbero, crescendo, adottato le forme, per far credere alle donne che un maschio è un “vero” maschio se risponde con la violenza delle percosse. Così, vedere e sentire quel padre anziano, vedovo, acido, porcaccione che, ormai alla fine dei suoi giorni, viene diligentemente assistito dalla nuora alla quale tenta, perfino, di toccare il sedere, dare lezione di vita al figlio, marito rabbioso e manesco, suggerendogli di non picchiare continuamente sua moglie perché i vicini e le vicine la sentono piangere troppo, per le ripetute percosse che gli infligge, mi ha ricordato i pettegolezzi da cortile dei codomini laddove veniva chiamato, perfino, il parroco per sedare le ingovernabili liti di famiglia delle quali, anzitutto le mogli erano vittime. Liti nelle quali - come peraltro avviene ancora oggi - poteva scapparci il morto. Anzi, la morta, quale ennesimo femminicidio che, fino al 1981, veniva abbonato all’assassino come legale “delitto d’onore”. Importante poi la custodia gelosa della tessera elettrale del 1946 che per la prima volta garantiva alle donne il diritto di voto. Lo sguardo della protagonista al marito che l’ha raggiunta troppo tardi per impedirle di votare, la dice lunga su come i diritti riconosciuti possano , anche se a fatica, abbattere abusi vergonosi ed antichi quanto il mondo. E’ lo sguardo delle donne come la Cortellesi. E’ un coraggio, una ribellione, un’ironia che sono forti e taglienti come spade pronte a trafiggere l’impotenza di quei maschi che odiano le donne. E allora non uno ma tre David di Donatello alla Cortellesi! E allo sguardo di ogni femminile, liberatorio coraggio!