Rozzano (Milano) – In città si respira un’aria surreale, All’apparenza è tutto tranquillo o quasi, ma sotto traccia si avvertono il dolore e la rabbia per quanto accaduto. Sarà anche per la presenza massiccia di forze dell’ordine e telecamere. Verso le 16 di ieri lo zio di Manuel Mastrapasqua, la sorella Marika, e la mamma Angela si sono recati in Comune, in piazza Foglia, dove hanno incontrato il sindaco Gianni Ferretti. Per evitare la calca dei giornalisti e delle telecamere sono stati fatti entrare dal retro dell’edificio. All’uscita, Marika e lo zio sorreggevano Angela Brescia, che aveva il volto coperto da un cappuccio. "Abbiamo solo parlato del funerale, per organizzare il tutto, Quando ci daranno il nulla osta", spiega lo zio di Manuel, fratello della mamma, che ha ripetuto come non riesca a credere che il nipote non ci sia più. E piene di amore per il fratello scomparso sono state le parole di Michael: "Mi ha insegnato molto, aiutava sempre in casa, ora sono rimasto io e prenderò il suo posto. Porterò io a casa i soldi per mantenere la famiglia. Così mi ha insegnato".
Poco distante dal municipio in viale Romagna è arrivata Ginevra, la fidanzata di Manuel, giunta dalla Liguria poco prima a Rozzano. La prima cosa che ha fatto è stata recarsi sul luogo dove il suo Manuel è stato ammazzato. Qui ha lasciato un mazzo di fiori con un cuore e le iniziali G e M. Mentre racconta le ultime ore vissute in rete col suo fidanzato, si siede a terra vicino a quel muretto a quel marciapiede dove Manuel ha perso la vita. Dopo aver posato il mazzo di fiori fra le decine di altri fiori lasciati da amici e conoscenti o semplici cittadini di Rozzano dice: "Lo amo tanto e lo amo ancora, lo sento ancora vicino a me. Dovevamo partire per una vacanza e invece ora non c’è più". Poi è andata a trovare la mamma, il fratello e la sorella di Manuel.
La sua testimonianza è stata davvero toccante e allo stesso tempo drammatica. Soprattutto quando ha raccontato della lunga notte fra giovedì e venerdì, i momenti drammatici mentre attendeva quel messaggio che Manuel stava scrivendo e che non è mai arrivato.
"Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo – racconta –. Lui spesso quando tornava a casa mi messaggiava, così gli facevo compagnia durante il tragitto di ritorno. A volte era lui che mi diceva: “Vai a letto che sei stanca e hai lavorato anche tu“. Ma accadeva di rado che andassi a dormire: volevo sempre ascoltarlo, farmi raccontare com’era andata la sua giornata e dirgli della mia. Era un momento nostro, ci sentivamo vicini anche se eravamo lontani".
"Quando ho visto che era rimasto in sospeso l’arrivo del messaggio che mi stava scrivendo ho avuto paura. Per tutta la notte ho pensato che era successo qualcosa perché non era mai accaduta prima una cosa simile. Ma non avrei mai immaginato che l’avessero ammazzato".