REDAZIONE MILANO

Lo stupratore delle escort. Incastrato da una protesi

Due violenze a marzo. Ha un occhio di vetro, sospetti su un raid in Calabria

"Una volta entrati in camera, ho chiuso la porta e lui si è appoggiato con le spalle alla porta chiusa della stanza e in quel momento mi ha detto che un amico di lui era già stato lì con altre due ragazze. Lui si è alzato la felpa bianca dalla parte anteriore e dai pantaloni ha estratto una pistola di colore nero. In questa circostanza, l’uomo maneggiava l’arma e me l’ha puntata contro". Inizia così il racconto choc di Martina (nome di fantasia), escort colombiana di 25 anni che alle 2.30 del 28 marzo si presenta all’ufficio denunce di via Fatebenefratelli per riferire di essere stata rapinata e violentata da un uomo poco più di ventiquattro ore prima nell’appartamento che condivide con altri inquilini in zona San Siro.

Un racconto decisivo per consentire agli investigatori della Squadra mobile, coordinati dalla pm Rossella Incardona e dal dirigente Alfonso Iadevaia, di rintracciare una seconda vittima e di arrestare il presunto stupratore seriale, il ventottenne gambiano Musa Ceesay. Fisico da culturista, come da foto postate sui social, il centrafricano, che fino a qualche tempo fa viveva in zona Bovisa, è stato incastrato da una protesi all’occhio destro, che lo rende visibilmente più grande del sinistro e immobile. Ecco la ricostruzione. L’uomo contatta Martina via Whatsapp per un appuntamento, ma palesa subito le sue reali intenzioni: "Con la pistola tra le mani, mi indicava l’armadio presente in camera, come se sapesse che al suo interno io custodissi i soldi e mi diceva sempre in italiano: “Dammi 50 euro”. Io ho aperto l’armadio e gli unici soldi che avevo erano quelli appoggiati sulla mensola, erano una banconota da 50 euro, pertanto glieli ho consegnati, ma lui mi ha chiesto di dargli altro denaro". Poi gli abusi, brutali, con l’arma poggiata sul letto e un taser in pugno. Martina, sotto choc, chiede aiuto a un’amica e poi si ricorda di avere il numero della volontaria di un’associazione: è lei a consigliarle di recarsi subito in ospedale e di denunciare. Alle 16, la venticinquenne chiama un amico tassista, che le dice che un episodio analogo è capitato nelle settimane precedenti a una ventottenne brasiliana. C’è pure una foto dell’aggressore: Martina lo riconosce immediatamente. A quel punto, una conoscente del conducente riesce a stabilire un contatto con l’altra escort, che decide a sua volta di rivolgersi alle forze dell’ordine per raccontare quello che le è successo il 6 marzo. Stesso copione: "Udivo un rumore metallico, pertanto immediatamente mi voltavo, notando il soggetto intento ad armare una pistola con entrambe le mani, mentre al contempo mi intimava testuali parole: “Dammi i soldi”".

Pure in quel caso, la donna, affittuaria di un’abitazione in zona Porta Venezia, verrà stuprata, con le mani legate dietro la schiena e sotto la minaccia dello storditore elettrico. Le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza hanno collocato in entrambi i luoghi Ceesay, che il giorno dopo il secondo blitz ha pensato bene di denunciare il furto del cellulare alla stazione San Cristoforo dei carabinieri. Un depistaggio che non è bastato a evitargli le manette. L’inchiesta è ancora in corso, anche perché c’è il forte sospetto che abbia colpito anche in Calabria.Nicola Palma