Oltre 60 persone, tra esponenti delle istituzioni, della magistratura, delle forze dell’ordine e dell’imprenditoria, che furono tirate in ballo da Piero Amara (foto) negli ormai famosi verbali sulla fantomatica "loggia Ungheria", saranno ascoltate come testimoni nel processo milanese per calunnie a carico dell’avvocato siciliano. Il dibattimento, che vede una quarantina di parti civili, tra cui l’ex ministra Paola Severino e gli ex vicepresidenti del Csm Giovanni Legnini e Michele Vietti, sulle 65 persone offese che erano state indicate, è ripartito ieri davanti al giudice della decima penale Antonella Bertoja. È cominciato dopo varie richieste e tentativi, stoppati dai giudici in passato, di riunirlo con un altro processo a carico di Amara e dell’ex manager licenziato da Eni Vincenzo Armanna su una presunta rivelazione di quei verbali, ripartito anche questo e già rinviato al 20 settembre.
Bloccata nei mesi scorsi pure la richiesta di riunirlo con quello sul cosiddetto "falso complotto Eni", in cui tra gli imputati figurano sempre Amara e Armanna. Oggi la difesa di Amara ha provato a chiedere di nuovo il trasferimento del procedimento sulle calunnie fuori da Milano, ma la giudice ha bocciato l’istanza. Poi, si è aperta la fase dell’ammissione prove, col pm Paolo Filippini che ha chiesto di ascoltare in aula come testi tutte le persone offese dalle presunte calunnie.
Agli atti finiranno pure le sentenze sul caso della fuoriuscita dei verbali con le quali, da un lato, è stato assolto il pm Paolo Strorari e, dall’altro, è stato condannato l’ex consigliere Csm Piercamillo Davigo. E anche l’archiviazione del gip di Perugia delle indagini sulla cosiddetta loggia.