
Uno spettro si aggira fra le varie anime del commercio. L’incubo di negozi, mercati, pubblici esercizi sotto la Madonnina non è l’applicazione da oggi del Green pass sui luoghi di lavoro (in Lombardia la vaccinazione ha ormai raggiunto percentuali bulgare) ma l’impatto sulla catena dei rifornimenti – soprattutto alimentari - in caso di prova di forza degli autisti dei tir, coi blocchi sulle autostrade del Paese e scioperi ad oltranza. Le associazioni di categoria stimano che il 30% dei camionisti non sia munito del certificato verde e che l’80% degli autotrasportatori stranieri non sia vaccinato: poiché nel nostro Paese il 90% della merce viaggia su gomma una protesta vigorosa dei tir avrebbe esiti devastanti. "Un bar funziona se il rifornimento è quotidiano. Senza latte, formaggi, brioche il leggero vento di ripresa da settembre svanirebbe", dice Armando Bombini, titolare del Derby Bar alla stazione di Porta Genova. "Dai grossisti abbiamo ricevuto rassicurazione sul fatto che la catena dell’alimentare non possa interrompersi, neppure se scoppiasse una bomba. Ma sulle bancarelle potremmo fare i conti dopo eventuali blocchi solo settimana prossima, quando le scorte al mercato generale si esaurirebbero" spiega un ambulante di frutta e verdura del mercato di via Osoppo. "Per noi sarebbe a rischio solo l’arrivo del pesce azzurro. Però il banco non sarebbe sguarnito perché molti prodotti ittici arrivano dall’Atlantico, il salmone dalla Norvegia e all’estero non c’è problema di Green pass", commenta Diego Tenore, titolare di una storica pescheria. La catena di approvvigionamento mondiale è invece un guaio per il settore dell’abbigliamento che da mesi ha difficoltà a reperire la merce.
"I capi sono ormai quasi quasi tutti importati dal sud est asiatico ma gli stock sono bloccati nei container per la congestione dei porti" spiega Italo Stocchetti, ambulante del comparto moda. Le scorte di magazzino sono esaurite "anche perché da quando è scoppiata l’epidemia nessun commerciante fa più programmazione sei mesi prima". "I fornitori lamentano ritardi nelle consegne dall’estero e aumenti vertiginosi dei costi della logistica" aggiunge Dario De Marco che ha una bancarella di accessori. Il rischio di scaffali vuoti lo correrebbero anche i supermercati: nella chat no vax circolano già inviti a fare scorta di cibo e acqua. Ma la situazione almeno ieri era sotto controllo, senza scene di panico: "L’andamento delle vendite è uguale a quello degli scorsi giorni, nessun “assalto“" assicura il direttore del Tigros di via Giambellino.
Annamaria Lazzari