È caduta l’accusa di turbativa per "intervenuta prescrizione" e ci sarà un processo d’appello bis per rideterminare la pena per l’accusa di peculato. Lo ha deciso la Cassazione, dopo l’udienza di ieri, nel procedimento a carico del tesoriere della Lega Alberto Di Rubba e di Andrea Manzoni, ex revisore contabile per il Carroccio in Parlamento, imputati per il caso della compravendita, tra 2017 e 2018, di un capannone a Cormano, nel Milanese, acquistato dalla Lombardia Film Commission e con cui sarebbero stati drenati 800mila euro di fondi pubblici. Di Rubba, ex presidente di Lfc e anche lui ex revisore contabile per la Lega, era stato condannato in appello nell’aprile dello scorso a quattro anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre a Manzoni era stata comminata una pena di 3 anni.
Pene entrambe più basse rispetto al primo grado con rito abbreviato. Erano stati condannati per peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Ieri, la Suprema corte ha deciso di annullare senza rinvio per prescrizione le condanne per l’imputazione di turbativa, mentre ha annullato con rinvio ad un appello bis per la rideterminazione della pena sulla contestazione di peculato. La Procura generale della Cassazione aveva chiesto alla sesta sezione penale della Suprema Corte di dichiarare inammissibili i ricorsi delle difese di Di Rubba, assistito dal legale Pier Maria Corso, e di Manzoni, con l’avvocato Christian Manzoni. Ora, stando a quanto stabilito dalla Cassazione, la Corte d’Appello dovrà rideterminare le pene per il peculato, ricalcolando quindi le condanne e abbassandole, tenendo conto del fatto che l’ipotesi di turbativa si è prescritta. Il secondo grado bis sarà anche sull’entità della confisca.
"Su entrambi i capi di imputazione i miei ricorsi erano fondati - ha commentato Alberto Di Rubba - tanto che uno è stato accolto, mentre per l’altro c’è stato un rinvio che sarà tema di un nuovo processo. In quella sede ribadirò la correttezza del mio operato come è stato riconosciuto in diverse sedi giudiziarie. Dopo anni di fango e linciaggi politici e mediatici, nelle ultime settimane ho avuto una assoluzione e questa decisione delle Cassazione che non conferma la condanna. Sono molto fiducioso, anche se non sono ancora uscito dal tritacarne".