Riccardi
Alla guerra nata con il mondo sono stati accostati numerosi aggettivi. Primeggia quello di “santa”. Come può un conflitto essere santo quando ha come obiettivo conquista ed uccisioni di soldati e civili indifesi? È retorica sulla pace quando si ha la resa non la fine del bellum. Anzi inizia un ulteriore seguito. La semina per la rivincita. Indicativo il trattato di Versailles del 1919 con il quale le potenze vincitrici vollero umiliare i tedeschi, “che si vendicheranno”. Come ebbe a dire Keynes nel libro “Le conseguenze economiche della pace” dello stesso anno. E ne arrivò dopo vent’anni una ulteriore e maggiormente sanguinosa. Georges Washington nel 1790 affermò "essere preparati alla guerra è uno dei mezzi più efficaci per conservar la pace". Nel passato, alla fine del primo conflitto mondiale, fu creata a Ginevra la società delle Nazioni, con l’obiettivo di sostituire la guerra con l’arbitrato. Totale fallimento. Gli Usa, nonostante il presidente Wilson fosse stato tra i principali promotori, bocciarono la proposta di adesione. Costituzione dell’Onu in seguito alla entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite. Fu istituito il Consiglio di Sicurezza con seggi permanenti ed il diritto di veto per i principali vincitori delle ostilità. Lo statuto prevede la guerra (art. 42) se autorizzata dal Consiglio di sicurezza ovvero (art. 51) per legittima difesa. Non vogliamo affermare che il diritto internazionale costituisca una inutile normativa. Certamente queste disposizioni legislative hanno scarsa efficacia potendo contare soltanto su sanzioni economiche che, di facile aggiramento, disagiando al massimo la popolazione, alimentano un odio perenne. Che fare con i conflitti in Ucraina e tra Israele ed Iran, manovratore occulto? La diplomazia può fare qualcosa ma poco. Solo essere armati è il deterrente per la pace. La triste realtà.