Milano – Sei anni e quattro mesi di reclusione. Altra condanna definitiva per il 41enne Luca Lucci, capo ultrà del Milan, arrestato nel dicembre 2021 dagli agenti della Squadra mobile a valle di un’inchiesta antidroga coordinata dal pm Leonardo Lesti. L’indagine è stata alimentata dall’analisi dei messaggi scambiati tramite l’app di messaggistica criptata Encrochat, collegata a telefoni Bq Aquarius con sim olandese Kpn. Un’app che gli utenti pensavano blindata, ma che il 2 luglio 2020 è stata "bucata" da un team di detective franco-olandesi; così milioni di sms sono stati messi a disposizione delle forze di polizia di tutta Europa, a caccia di tracce di eventuali operazioni illecite.
A Milano sono arrivate pure quelle di Lucci, che usava "Belvaitalia" come nickname, del braccio destro Rosario Calabria alias "Stylishgate" e di Francesco Marasco. Scandagliando i dialoghi in codice, gli investigatori coordinati dal dirigente Marco Calì hanno scoperto che nel 2020 Lucci, Calabria e Antonio Rosario Trimboli prenotarono 10 chili di cocaina (al prezzo di saldo di 72.500 euro) di una maxi partita da tre quintali e mezzo stivata a Santos sulla nave Msc Agadir; un carico che non arrivò mai a destinazione, perché parte dello stupefacente fuoriuscì da un borsone rotto e ingolfò il motore, generando il sequestro della polizia brasiliana.
A destinazione, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, arrivarono invece 110 chili di hashish, acquistati da Lucci in due tranche tra il 12 e il 18 maggio 2020 e rivenduti rispettivamente ad Attilio Mormile e a Yuri Trocino.
In secondo grado, i giudici, su richiesta delle parti con la formula del cosiddetto "patteggiamento in appello", hanno applicato la pena complessiva di sei anni e quattro mesi di reclusione per traffico di droga e concorso formale. Il legale di Lucci ha presentato ricorso, contestando anche "alcuni passaggi del calcolo di pena", ma la Cassazione lo ha dichiarato inammissibile.
Lucci, diventato noto al grande pubblico il 16 dicembre 2018 per la foto insieme all’allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud all’Arena Civica, era già stato condannato a quattro anni per aver fatto perdere un occhio all’interista Virgilio Motta, sferrandogli un pugno in faccia durante il derby del 15 febbraio 2009.
Senza dimenticare il patteggiamento a un anno e mezzo per un’indagine per spaccio nel 2018. Più volte daspato e sottoposto alla sorveglianza speciale, nel 2019 la Questura, su disposizione della sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale, gli ha sequestrato beni per 1 milione di euro.