Milano, 18 novembre 2024 – Un'inchiesta dietro l'altra. Un'ordinanza dietro l'altra. In meno di due mesi, l'ormai ex capo indiscusso della Curva Sud, Luca Lucci, è stato direttamente coinvolto in tre distinte indagini che ne hanno fatto emergere, secondo le accuse, da un lato la figura di dominus incontrastato del secondo anello blu di San Siro e dall'altro quella di narcotrafficante legato alla 'ndrangheta.
L’inchiesta Doppia Curva
All'alba del 30 settembre, il quarantatreenne "Toro" è stato arrestato dagli investigatori della Squadra mobile nella sua villa di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, con l'accusa di essere il presunto capo dell'associazione a delinquere che avrebbe gestito la fetta di stadio destinata agli ultrà milanisti con modalità estorsive, dando vita a una serie di pestaggi intimidatori per ribadire la leadership sull'indotto nero dell'impianto sportivo.
L'indagine della Dda ha fotografato i contatti di Lucci con personaggi dello spettacolo come Fedez, nonché un patto di ferro con il triumvirato della Nord Bellocco-Beretta-Ferdico per spartirsi gli introiti occulti del Meazza senza farsi la guerra.
Il tentato omicidio di Anghinelli
Nelle settimane successive, gli specialisti della Mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, hanno arrestato per tentato omicidio il braccio destro di Lucci, Daniele Cataldo, accusato di aver guidato lo scooter utilizzato dagli aggressori di Enzo Anghinelli, l'ex narcos ferito a colpi di pistola in via Cadore la mattina del 12 aprile 2019 e sopravvissuto per miracolo a un proiettile che l'ha centrato al volto.
Gli accertamenti investigativi dei pm Leonardo Lesti, Sara Ombra e Paolo Storari hanno ricostruito anche il contesto all'interno del quale sarebbe maturato l'agguato: la lotta per la supremazia al secondo anello blu.
Secondo gli inquirenti, il mandante del raid sarebbe stato proprio Lucci, a sua volta indagato, che avrebbe incaricato Cataldo e un complice non ancora identificato di far fuori Anghinelli, che nei mesi precedenti aveva tentato la scalata alla Sud nella cordata capitanata da Domenico Vottari e appoggiata da Giancarlo "Sandokan" Lombardi.
Le tonnellate di droga
E arriviamo alla mattina del 18 novembre, quando i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Gdf di Pavia e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata hanno eseguito nelle province di Pavia, Milano, Reggio Calabria, Lecco e Piacenza un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 20 persone, di cui 15 in carcere (tra cui Lucci) e 5 ai domiciliari, accusati "di appartenere a un'associazione dedita al traffico di stupefacenti, articolata in cellule”, i cui “appartenenti, pur con compiti differenti, avevano l'obiettivo di procurare ingenti quantitativi di stupefacenti da rivedere all'interno della città di Milano”, soprattutto cocaina.
Le indagini hanno rivelato come “il terminale delle varie organizzazioni è in colui che ha sostituito i Flachi della Comasina godendo della consolidata vicinanza con i Barbaro di Platì, attivi nella zona di Cologno Monzese, ed i gruppi criminali albanesi e sudamericani che, da basi strategiche in Sudamerica controllano le spedizioni della cocaina verso le più importanti piazze intercontinentali”. Sempre Lucci. Ancora Lucci.