"Il fenomeno migratorio non è più “l’emergenza“ di una volta: in Italia, al primo gennaio 2023, ci sono 5 milioni e 775 mila persone straniere e 214mila persone nel 2022 hanno ottenuto la cittadinanza italiana. In un momento critico dal punto di vista della demografia, la componente straniera ha un ruolo importante anche se non risolutivo": così Gian Carlo Blangiardo, presidente di Fondazione Ismu, inquadra la sfida, commentando l’ultimo “Rapporto sulle migrazioni 2023“, elaborato da Fondazione Ismu su dati Istat, il 29esimo. Se la crescita del fenomeno migratorio "è intervenuta a fare da razzo, per spingere in alto la popolazione residente, che affidata agli italiani sarebbe diminuita già negli anni ’90", è stata in questi anni anche "un paracadute": "Nel 2023 confermeremo il record di denatalità di sempre". Non solo. "Sarà una leva fondamentale anche per il mantenimento della forza lavoro: mettiamo questi dati a disposizione di chi può decidere".
Estrapolando dal Rapporto i dati lombardi e milanesi, scopriamo così che su 1.176.169 di residenti stranieri in Lombardia al primo gennaio 2023 - quasi 597.633 femmine (il 50,8% del totale) e meno di 578.536 maschi (il 49,2%) - più del 40% vive in provincia di Milano: qui il fenomeno migratorio è più maturo, con la minor incidenza di neonati sul totale degli stranieri residenti, l’1%. Il 22,3% è under 17, il 77,8% ha tra i 15 e i 64 anni.
Durante la presentazione del dossier Giovanni Azzone, presidente Fondazione Cariplo, ha sottolineato le sfide sociali oltre che economiche, in un contesto lombardo che fatica a trovare personale, "ancora prima dell’onda lunga della denatalità". "È un tema per noi strategico – ribadisce –. La diversità arricchisce la comunità: se si sente minacciata rischia però di creare barriere che in un mondo globale, come quello in cui viviamo, hanno poca ragione d’essere".
Azzone condivide il punto di partenza del professore Blangiardo: "Non dobbiamo più parlare di emergenza immigrazione, la stiamo monitorando da 29 anni, è un fenomeno strutturale. Deve essere analizzato ed entrare a far parte di politiche, non lasciato a una logica emergenziale". La sfida, anche in questo caso, passa da un "welfare di precisione", che intercetti "caratteristiche e potenzialità delle singole persone". E l’inclusione parte dalle scuole e dal lavoro. Sotto la lente anche i dati della Camera di Commercio di Milano: "Su 120mila imprese individuali (dato di settembre), 37mila sono state costituite da persone nate in Stati esteri – spiega Andrea Dellabianca –. In cima Egitto, Cina , Romania, Marocco, Bangladesh e Albania". Se la vera emergenza dei prossimi anni sarà quella "del capitale umano", già oggi "su 508.000 assunzioni programmate, ne sono state raggiunte solo il 31% per mancanza di candidati, soprattutto nei servizi all’impresa, nelle costruzioni e nel commercio".
A livello nazionale, nel rapporto Ismu emerge che gli stranieri presenti in Italia sono circa 5 milioni e 775mila, ovvero 55mila in meno rispetto alla stessa data del 2022; cresce la popolazione straniera residente in Italia (+110.000 unità), diminuisce, invece, la componente irregolare, che si attesta sulle 458mila unità, contro le 506mila dell’anno precedente. "Il calo degli irregolari – spiegano i ricercatori – è dovuto principalmente all’avanzamento delle regolarizzazioni attuate nel 2022 a completamento delle procedure di “emersione 2020”. Da segnalare la consistente riduzione dei “regolari non residenti”: il loro numero è sceso da 293mila a 176mila (-117mila)".
Per quanto riguarda il lavoro, il 2023 ha segnato il record storico delle assunzioni di personale immigrato - 1.057.620 persone - programmate dalle imprese italiane (fonte Unioncamere – Anpal). "Permangono, però, numerose criticità, che mostrano la necessità di una nuova governance dei processi migratori e di inclusione".